Il nuovo rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, denuncia che nel 2022-2023 sono stati uccisi 162 operatori dei media, quasi la metà in zone di guerra, e l'impunità resta troppo alta. Cresciuto anche il numero, 14, di giornaliste vittime. Per questo si chiedono azioni urgenti agli Stati. Organizzata la campagna "C'è una storia dietro la storie" e pubblicata una guida di supporto psicologico
“Nel 2022 e nel 2023, ogni quattro giorni un giornalista è stato ucciso semplicemente perché faceva il proprio lavoro: cercare la verità. Nella stragrande maggioranza dei casi nessuno sarà mai chiamato a rispondere”. Lo denuncia Audrey Azoulay, direttore generale dell'Unesco, che pubblica oggi, 2 novembre, in occasione della Giornata Internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, il suo nuovo rapporto. L’85 per cento delle uccisioni di giornalisti in tutto il mondo rimane impunito, una cifra che sottolinea la gravità della situazione, nonostante piccoli progressi dal 2018, quando il tasso di impunità, per uccisioni registrate dal 2006, era dell’89 per cento.
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