Intrappolati tra due mondi. I giovani di seconda generazione, nati e cresciuti in Italia, vivono un continuo limbo. Troppo stranieri nei lineamenti per essere considerati italiani dalla società e troppo italiani nei comportamenti per le famiglie. In casa assorbono i valori tradizionali trasmessi dai genitori: sacrificio, studio, forti legami familiari, sobrietà. Fuori si confrontano con una società percepita come consumista e sguaiata. È il quadro che emerge da “I nuovi italiani nella diocesi di Roma”, rapporto commissionato dalla diocesi di Roma e curato dall’Istituto di ricerche internazionali archivio disarmo
E a causa della barriera linguistica spesso i ruoli si invertono: sono loro a fare da ponte tra la scuola e la famiglia, a gestire le pratiche burocratiche, a tradurre per i genitori. La ricerca, frutto della Consulta diocesana delle seconde generazioni, è stata presentata da Fabrizio Battistelli e Francesca Farruggia, docenti alla Sapienza e rispettivamente presidente e segretaria generale di Iriad.
La presentazione della ricerca a cura di Roberta Pumpo è a questo link:
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