Non è semplice riassumere in poche battute il significato della prima Marcia della pace che da Perugia si inerpicò fino alla rocca di Assisi la mattina del 24 settembre 1961: sicuramente per la storia del pacifismo italiano si trattò di un punto di svolta, di una data fortemente periodizzante in grado di segnare un prima e un dopo. Ma una qualche rilevanza, magari più simbolica che fattuale, la si può rintracciare anche nella storia stessa dell’Italia repubblicana: una marcia laica, la cui genesi andava ricercata sorprendentemente al di fuori dei partiti politici, al di sopra della logica manichea della Guerra fredda, della contrapposizione dei mondi e dell’appartenenza ideologica a una delle «due chiese». Una iniziativa che, in qualche modo, testimoniava l’avvio di un processo di maturazione a livello civile da parte di una Repubblica adolescente, di un Paese che da poco più di quindici anni si era liberato del suo passato fascista e della sua pedagogia bellicista e violenta e aveva imboccato, pur tra mille contraddizioni, la strada della democrazia. Provo a sintetizzare tutto questo ricorrendo a ....
L'articolo di Amoreno Martellini è a questo link:
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