Il bel documentario Let it be di Michael Lindsay-Hogg, riedito di recente dal regista Peter Jackson, racconta l’ultimo concerto dei Beatles, eseguito a mezzogiorno del 30 gennaio 1969 sul tetto della Apple Records a Londra.
Le riprese seguono il processo creativo del gruppo che si separerà dopo poco. In mezzo a contrasti evidenti accade poi, un miracolo, quella cosa che chiamiamo “grazia”, una bellezza che non è somma di addendi ma la loro sintesi in vita nuova, perché la bellezza non è qualcosa di controllabile ma ciò a cui si può solo dare possibilità di accadere. E la musica, tra le arti, è forse quella che più lo mostra. Il concerto supera le volontà ormai distanti dei quattro Beatles, il canto vince il disincanto, e infatti pur di ascoltarli la gente s’arrampica sui tetti, s’assiepa per strada, tanto che la polizia deve intervenire per ripristinare l’ordine (la grazia crea l’ordine della libertà, l’opposto di quello del controllo). Note e parole, dopo 55 anni, ci portano ancora nello spazio-tempo della gioia. Let it be: lascia che sia, un invito ad accettare che tutto passa, persino i Beatles, ma soprattutto a stupirsi di ciò che invece resta per sempre. Scoprire l’eterno nel mortale, proprio perché è mortale. La vita felice è infatti un equilibrio tra lasciar essere e fare. Come trovarlo?
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