Chiedo perdono se la missione dovesse essere meno di questo!

Il dibattito innescato da Vito Mancuso sulle parole del vescovo Repole forse richiede teologicamente un aggiornamento, un riconoscimento e un incontro...


«Io sono cristiano perché credo fermissimamente ciò che dice Pietro nel libro degli Atti: che non c’è nessun altro nome in cui c’è salvezza, se non Gesù̀ Cristo. Chiedo perdono, ma per meno di questo io non riuscirei a essere cristiano». A partire da queste parole di Mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino, il professor Vito Mancuso coglie l’occasione per una importante invettiva contro l’esclusivismo della Chiesa Cattolica – peraltro superato da successive prospettive teologiche – che per troppo tempo ha legato la salvezza d’ogni persona al riconoscimento del solo nome di Cristo e del valore insuperabile della sua rivelazione, quando invece avrebbe potuto aprire ad altre vie di salvezza secondo quella prospettiva plurale che è propria e degna delle società moderne.

Ora, vorrei proporre alcune considerazioni non tanto in risposta alle parole del prof. Mancuso, quanto per fare in modo che il dibattito non si nutra solo della contrapposizione o dell’antagonismo. In questo senso, vorrei ovviare al rischio di polarizzare il confronto o scivolare nel politicamente corretto che cerca sponde in quella diffusa postura anticlericale, antidogmatica e liberale che finisce col mettersi a servizio di un certo mainstream del pensiero, delle pratiche sociali e delle vendite. Ci muoveremo secondo tre traiettorie, quella dell’aggiornamento teologico, quella del riconoscimento teologico e quella dell’incontro teologico....

L'interessante intervento di Alberto Caccaro è a questo link:

https://www.vinonuovo.it/teologia/pensare-la-fede/chiedo-perdono-se-la-missione-dovesse-essere-meno-di-questo/

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