Incontrare, seguire, condividere per preparare la venuta del Regno
Terminato il periodo pasquale con l’Ascensione e la Pentecoste, il Tempo Ordinario è iniziato con la SS. Trinità e, oggi, il Corpus Domini. Due feste che ricapitolano e rilanciano quanto annunciatoci fino ad ora in questo Anno Liturgico.
“Questo è il mio corpo” ci dice oggi il Signore. Però, se si fa attenzione si scopre che da una parte si riferisce certamente alla nostra Eucaristia, dall’altra, in maniera altrettanto forte e solida, parla di quel suo “corpo” che è la Chiesa (cioè noi) sulla quale ha effuso il dono del suo Spirito, dando tre indicazioni fondamentali per suo cammino.
Lo si capisce bene se si guarda con attenzione il racconto di Marco nell’Evangelo di oggi individuando i tre momenti nel quale è diviso: i discepoli che preparano la Pasqua, il Signore che ci consegna il suo corpo e il suo sangue e, infine, quella nella quale dice: “non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò di nuovo nel regno di Dio”.
Il primo ci dice che la Chiesa, nell’incertezza e nella fatica del suo vivere, è chiamata continuamente a preparare la Pasqua, il “passaggio” del suo Signore. Ai discepoli che si interrogano come prepararla, Gesù dice: vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua seguitelo (… chiedetegli …). I discepoli andarono, trovarono come aveva detto loro.
Vale a dire che, per preparare la pasqua, il passaggio del Signore, quello che si deve fare è non ignorare, ma seguire gli uomini che incontriamo, ponendo loro domande e scoprire con gioia, anche grazie a loro, che sorprendentemente accade quello che il Signore ha annunziato nella sua vita e in tutte le Scritture.
Mentre noi stiamo percorrendo gli itinerari a volte faticosi per seguire gli uomini, per imparare a riconoscere con questi e attraverso di loro che Dio sta operando come aveva detto, Lui ci sorprende dicendo: proprio questa è la mia realtà, questo è il mio corpo, questo è il sangue con i quali voi siete associati a me, al mio “passaggio”. Ci chiede cioè di mangiare il pane e bere il vino sul quale ha pronunciato la benedizione, non tanto per nutrirci ma per associarci a Lui, per prendere parte, condividere la sua realtà, per continuare a fare quello che Lui ha fatto, spendendo la vita per molti, cioè per tutti e non solo per un popolo come avveniva nelle liturgie del Tempio in Gerusalemme.
Poi il Signore dice: in verità vi dico che io non verrò più dal frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò di nuovo nel regno di Dio. Gesù desidera dirci che pure la nostra realtà, la Chiesa e l’Eucaristia sono solo una anticipazione, un segno di quel Regno verso il quale stiamo camminando che sarà anche il frutto lento e faticoso del cammino degli uomini. Arriverà non secondo i tempi e le nostre aspettative, ma ci sorprenderà e scopriremo, dopo che avrà asciugato tutte le nostre lacrime, di essere con Lui alla destra del Padre definitivamente consolati e per sempre nel suo cuore perché allora Lui sarà tutto in tutti.
(BiGio)
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