Guarigione dell’emorroissa mosaico, basilica di Sant’Apollinare Nuovo di Ravenna


Il mosaico, raffigurante la Guarigione dell’emorroissa, si trova nella basilica di Sant’Apollinare Nuovo di Ravenna. Fatta erigere dal re goto Teodorico nel 505 come luogo di culto ariano, la basilica venne riconsacrata, dopo la conquista della città da parte dei bizantini del 540, a San Martino di Tours, difensore della fede cattolica e strenuo avversario di qualsiasi forma di eresia. La sua attuale denominazione risale invece al IX secolo ovvero a quando vennero qui trasferite, per ragioni di sicurezza, le reliquie del protovescovo Apollinare dalla chiesa di Sant’Apollinare in classe, a causa delle incursioni piratesche a cui erano frequentemente soggette in quel periodo le coste ravennati.

Il mosaico

Cristo è qui raffigurato imberbe e con il capo nimbato, vestito con una tunica e un pallio color porpora. Alle sue spalle compare un Apostolo, il quale alza una mano come a voler esprimere il disorientamento per la domanda appena posta dal suo Maestro: «Chi mi ha toccato?».

Cristo, senza aspettare la risposta alla sua domanda, avanza però da sinistra verso destra, tendendo la mano verso l’emorroissa inginocchiata in atteggiamento di proskynesis (Termine greco indicante l’atto di prostrazione al cospetto di una persona riconosciuta come di rango sociale più elevato o comunque come superiore).

La donna, avvolta in un mantello grigio-verde dai riflessi violacei, rivolge gli occhi verso il basso, mentre le sue mani sono coperte, a simboleggiare l’intoccabilità di Cristo.

Dietro alla donna compaiono poi tre personaggi tra loro raggruppati: i due davanti, di aspetto giovanile e imberbi, sono vestiti con una tunica bianca e con una paenula (mantello rotondo e senza maniche), rossa per quello sulla sinistra e color ametista per quello sulla destra. In secondo piano si scorge infine un terzo personaggio con barba di cui risulta visibile solo la testa.

L’immagine richiama la grande fragilità della donna che non si arrende alla sua condizione ma con coraggio si fa avanti rispondendo alla richiesta di Gesù che gli dice: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata».

La donna malata, prima nella sua disperazione e fragilità, poi nel suo coraggio e succesivamente con la sua dichiarazione e l’adorazione, è un’immagine molto eloquente di ogni persona che nell’incontro con Gesù riceve in dono la salvezza e la fede.

(dal sito: www.insiemesullastessabatca.it)

1 commento:

  1. Ottima idea accompagnare il commento al Vangelo con "ulteriore commento" postando un'opera d'arte. Grazie! Gli artisti hanno espresso il messaggio che hanno recepito dalla lettura del Vangelo e, spesso, la loro arte ci è di aiuto non ultimo per la bellezza che ci rende un poco più attenti e belli!

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