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Siamo sicuri di conoscere il significato del Decalogo? Una proposta di lettura ...

Siamo sicuri di conoscere il significato del Decalogo (e non dei “Comandamenti” come spesso purtroppo si sente ancora dire)? e della loro storia?


Un solo esempio. Siamo coscienti che il settimo “Non commettere adulterio” corrisponde ed ha a che fare con il secondo “Non avrai altri dei difronte a me”? che ci azzeccano questi due? Eppure è così …

Ancora: siamo coscienti che sempre questo non riguarda solo le infedeltà coniugali ma la castità alla quale tutti i credenti sono tenuti, sposi compresi?

Siamo coscienti che le 10 Parole sono obiettivi da raggiungere e non dati di fatto che a priori sono da rispettare? In che senso?

Se sono dei “comandamenti”, come si coniugano con la “libertà” alla quale teniamo tanto? O forse son proprio queste 10 Parole la fonte della nostra libertà? In che senso e in che modo?

 

Forse allora vale la pena di leggere un agile libretto di Carmine di Sante intitolato “Decalogo: le Dieci Parole. Comandamento è libertà”,  (Cittadella Editrice 2017) che propone un approfondimento delle due Tavole donate dal Signore sul Sinài a Mosè facendo ricorso all'intenzionalità originale dell'autore biblico, epurandole dalle incrostrazioni successive. 


Il libretto è composto da piccoli capitoli suddivisi in brevi capoversi che ne agevolano la lettura e la comprensione anche di alcune pagine che, a qualcuno, potrebbero all’inizio parere un po’ faticose.


Buona lettura!

 

(BiGio)

 

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Perché, si chiedono i maestri della Torah, Israele nella Scrittura è paragonato ad una colomba? Uno di loro rispose: “Quando Dio creò la colomba, questa torno dal suo creatore e si lamentò: ‘O Signore dell’universo, c’è un gatto che mi corre sempre dietro e vuole ammazzarmi e i devo correre tutto il giorno con le mie zampe così corte’.

Allora Dio ebbe pietà della povera colomba e le diede due ali. 

Ma, poco dopo, la colomba torno un’altra volta dal suo creatore e pianse: ‘O Signore dell’universo, il gatto continua a corrermi dietro e mi è così difficile correre con le ali addosso. Esse sono pesanti e non ce la faccio più con le mie zampe così piccole e deboli’.

Ma Dio le sorrise dicendo: ‘Non ti ho dato le ali perché tu le porti addosso, ma perché le ali portino te!’.

Così è anche per Israele, commenta il Rabbì, quando Israele si lamenta dei comandamenti e della Torah, Dio risponde: ‘Non vi ho dato la Torah perché sia per voi un peso e perché la portiate, ma perché la Torah porti voi’”

 

 


CARMINE DI SANTE ha studiato teologia presso Istituto Teologico di Assisi, si è specializzato in Scienze Liturgiche al Pontificio di Sant’Anselmo di Roma e si è laureato in Psicologia all’Università “La Sapienza” di Roma. Ha insegnato all’Istituto Teologico di Assisi e ha lavorato come teologo dal 1980 al 2000 al SIDIC (Service International de Documentation Judéo-Chrétienne) di Roma, un centro fondato dopo il Concilio Vaticano II per promuovere l’applicazione della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate n. 4 e per favorire il dialogo ebraico-cristiano. Tra i suoi volumi, alcuni tradotti in varie lingue: Parola e terra. Per una teologia dell’ebraismo (Cittadella 2011); L’uomo alla presenza di Dio. L’umanesimo biblico(Queriniana 2010); La morte finestra sull'esistenza (Cittadella 2010); La preghiera d’Israele. Alle origini della liturgia cristiana (Marietti 2009); L’umano buono e i vizi capitali (Cittadella 2009); Dio si racconta. L'amore trinitario (Pazzini 2008); Decalogo: le dieci parole. Comandamento e libertà (Cittadella 2007); La passione di Gesù. Rivelazione della nonviolenza (Città Aperta 2007). con San Paolo ha pubblicato Lo straniero e la Bibbia. Verso una fraternità universale (2011), scritto insieme a Federico Giuntoli, Lo straniero nella Bibbia. Ospitalità e dono (2012); La passione di Gesù. Nonviolenza e perdono (2013); Dio e i suoi volti. Per una nuova teologia biblica (2014); La Bibbia e il suo oggi. Dono e compito (2021), con Armido Rizzi.

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