Una immagine umile




Gesù racconta storie di vita e le fa diventare storie di Dio, e così raggiunge tutti e porta tutti alla scuola delle piante, della senape, del filo d’erba, perché le leggi dello spirito e le leggi profonde della natura coincidono; quelle che reggono il Regno di Dio e quelle che alimentano la vita dei viventi sono le stesse. Reale e spirituale coincidono.

Il regno c’è; il regno è inarrestabile; il regno è qui.
Questa è la forza. Il regno c’è, ed è in Gesù. Il regno è qui, è adesso. Questa la «punta» delle parabole.
Tanti corrono facilmente là dove si parla di un’apparizione, di una rivelazione. Si stenta ad accettare che il regno sia nelle cose semplici, piccole, quotidiane, insignificanti.
Gesù viene come per nascondersi nella profondità della terra.
È urgente aprire gli occhi e capire che il regno è qui, malgrado non abbia l’appariscenza e la strapotenza che noi immaginiamo debba avere il mistero di Dio. Già intravediamo lo scandalo della croce: la gente che fa fatica a capire il piccolo seme farà ancora più fatica ad accettare che il regno venga mediante la croce!

«Nelle parabole del seme Gesù vuole scuotere la pigrizia, l’indolenza, la sensualità dell’uomo che non accondiscende a credere, che non accetta i segni piccoli e semplici, che vuole lasciarsi convincere soltanto dalla potenza di un esercito, del denaro, del successo, mentre invece Gesù si presenta nell’umile immagine di un uomo amico»: Carlo Maria Martini

(dal sito: www.insiemesullastessabarca.it)

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