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Non "convivenza" è necessaria una "società condivisa"

Qualche giorno fa, Haaretz.com ha intervistato delle figure-chiave in alcune città miste in Israele nelle quali nell’ultimo periodo è stata mantenuta la calma e non si sono verificati scontri. Tra le voci ascoltate, quella di Rita Monayer Boulos, sindaca di Wahat al-Salam - Neve Shalom.


“Ciò che a Neve Shalom Wahat al Salam ci protegge dal flagello del razzismo e della violenza è un’attenzione di lunga data verso il mantenimento dell’uguaglianza tra i membri della comunità araba ed ebraica.
Non ci piace il termine ormai trito 'coesistenza', ma dopo 42 anni di vita nel Villaggio, ci siamo mossi consapevolmente verso una ‘#società #condivisa’. Nel costante stato di guerra in cui Israele si ostina a rimanere, e nell'alimentare l'odio e la divisione nella società tra palestinesi ed ebrei che condividono questo spazio comune, vediamo che non c'è altra scelta che condurre lotte comuni in favore di valori condivisi, come la democrazia, l'uguaglianza e la tolleranza zero verso la discriminazione, il razzismo e la violenza.
Nella nostra vita insieme abbiamo investito duro lavoro, dolore e a volte lacrime, per sviluppare il “muscolo” dell'inclusione dell'altro, dell'ascolto dell'altro, nonostante il dolore. È difficile per me, come palestinese, la cui famiglia viene attaccata a Lod, per esempio, vedere come la polizia protegge i coloni e abbandona i residenti arabi. Ma ho imparato ad ascoltare, capire e cercare di costruire ponti per il cambiamento. Perché l'altra parte dovrebbe e deve essere parte del cambiamento.
Dire che questo è facile? Sicuramente no. Ma l’ultimo difficile periodo della guerra ha solo rafforzato il nostro percorso di educazione alla pace e alla società condivisa, invece di educazione alla separazione, all'intimidazione e all'odio. Chi dà per scontata la democrazia non dovrebbe sorprendersi se questa cade a pezzi davanti ai suoi occhi”.

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