Qualche anno fa visitando la Cambogia, i padri del Pime che mi ospitavano, mi hanno fatto conoscere la figura di Claire Ly. Nata in Cambogia il 25 ottobre 1946 da una famiglia benestante di imprenditori, laureata in Diritto e Filosofia, diventa insegnante e poi alta funzionaria del Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1975 i Khmer Rossi prendono il potere ed inizia uno dei più feroci genocidi dello scorso secolo. Riesce a mascherare la sua origine “borghese” e, con i due figli, è deportata in un campo di lavoro forzato dove rimane fino al 1979 quando cade il regime Khmer, mentre tutta la sua famiglia viene sterminata.
Il racconto che fa nel suo libro autobiografico Tornata dall’inferno (ed. S. Paolo), è una testimonianza preziosa che non lascia indifferenti anche per un altro aspetto. Quando il Vietnam, staco delle continue provocazioni al suo confine da parte del Khmer, decide di intervenire e libera la Cambogia dalla dittatura, Claire Ly si ritrova in un capo profughi in Tailandia in attesa di una destinazione europea che sarà la Francia.
In quel campo nota una differenza di atteggiamento che la colpisce e che diventerà quel seme che, maturato, la porterà a convertirsi al cristianesimo. I monaci buddisti, in quella situazione socialmente disastrosa, dove i sopravvissuti cercano di riprendere a vivere senza avere più nulla su cui appoggiarsi, le malattie legate alla sotto nutrizione e a cinque anni di provazioni totali in condizioni igieniche inesistenti, passano tra ricovero e ricovero e bussano alle porte per la questua tra persone la cui miseria sfiora la disperazione.
C’è invece un francescano che passa guarda, si interessa dei bisogni più urgenti e torna con qualcosa che possa allievare almeno un po’ la sofferenza, il ricordo vivo dell’orrore vissuto o, almeno offrire un sorriso, una parola che potesse aprire alla speranza, al futuro, a riprendere a guardare l’altro senza paura, a non essere più chiusi, ripiegati su se stessi e, questo, senza chiedere nulla in cambio.
Una volta giunta in Francia, questa osservazione sembra essere dimenticata ma evidentemente continua a maturare nel silenzio e, una serie di altri avvenimenti, la porterà a chiedere di saperne di più, fino a fare il catecumenato e battezzarsi.
(BiGio)
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