Pietro e Paolo
Celebrando la memoria solenne dei Santi Pietro e Paolo la Chiesa, noi, andiamo in cerca di una costante riscoperta della nostra identità di discepoli del Signore. Da loro, dagli apostoli, possiamo sempre imparare la fedeltà a vangelo e scoprire quegli impedimenti piccoli o grandi che richiamo costantemente di porre alla corsa della Parola nel mondo.
Nelle letture di oggi ci aspetteremmo forse il racconto della chiamata di questi due apostoli, oppure la narrazione di qualche prodigio da loro vissuto o operato; forse qualche impresa di evangelizzazione e di annuncio del Vangelo. E invece nulla di tutto questo! Nella prima e nella seconda lettura si narra invece la loro debolezza e la potenza di Dio che li ha liberati.
Di Pietro la pagina degli Atti degli Apostoli racconta l’episodio della sua liberazione dalla prigionia. È un episodio nel quale l’Apostolo Pietro è totalmente passivo. Non si rende neppure conto di ciò che sta avvenendo (At 12,9). Gli unici personaggi attivi sono il Signore, tramite il suo angelo, e la Chiesa, tramite la preghiera. L’Apostolo non è un salvatore, ma un salvato innanzitutto da Dio, ma anche dalla preghiera unanime che dalla Chiesa sale a Dio per lui. Pietro non è un battitore libero, dietro di lui c’è l’azione di tutta la Chiesa, ma soprattutto l’azione di Dio che lo libera e lo salva. Egli sperimenta sulla sua pelle il volto di quel Dio salvatore e liberatore che ha conosciuto nelle Scritture del suo popolo e incontrato in Gesù il Messia.
Di Paolo si parla della fine della sua esistenza, quando egli, guardandosi alle spalle, vede sì le sue lotte, la sua corsa, la sua fede, ma soprattutto riconosce che il Signore gli è stato vicino e gli ha dato forza. Anche Paolo, come Pietro, si sperimenta un salvato: «fui liberato dalla bozza del leone» (2Tim 4,17). Paolo, secondo l’Autore di questa lettera, non elenca al termine della sua vita tutte e sue imprese, ma semplicemente riconoscere che in tutto il cammino della sua esistenza il Signore gli è stato vicino.
Nella liturgia di oggi la Scrittura ci presenta Pietro e Paolo non come due modelli irraggiungibili. In tal caso non sarebbero per nulla il fondamento della nostra fede. Ma ce li presenta molto vicini a noi. Per questo la nostra fede è edificata sul fondamento degli Apostoli… essi ci ricordano innanzitutto un dato fondamentale che sta alla base della vita della Chiesa: i credenti prima di ogni altra cosa di sé sanno di essere dei salvati, dei liberati… uomini e donne che nel cammino della loro vita sanno di non essere ma soli, ma di avere il Signore al loro fianco.
Pietro e Paolo, due uomini così differenti e a volte incompatibili, ad una sola voce ci annunciano che per essere veri discepoli del Signore e veri annunciatori del suo Vangelo, dobbiamo innanzitutto riconoscerci come dei salvati, che sanno di non essere mai soli nella loro esistenza. Solo così potremo essere annunciatori credibili di quella liberazione che abbiamo per primi sperimentato nella nostra vita.
Matteo Ferrari OSB Cam – Monastero di Camaldoli
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