I missionari cristiani arrivarono in molti paesi proclamando un vangelo rivestito della cultura e condizionato dagli interessi dei loro paesi d'origine. Ora la sfida è riconoscere il vangelo già presente nella vita dei popoli e arricchirlo con la rivelazione di Gesù, avendo cura che il processo di decolonizzazione non porti a nuove forme di colonizzazione.
Una prima lettura di questo vangelo potrebbe limitarsi a considerare che i discepoli di Gesù si trovavano in un momento molto difficile, mentre in barca attraversavano il mare in mezzo a una forte burrasca, con il pericolo di affondare. Ricorsero a Gesù ed egli li salvò. L'applicazione immediata che si fa è che dobbiamo chiedere l'aiuto del Signore nelle difficoltà della vita.
Ma il testo è molto più ricco e complesso. Gesù aveva annunciato, in parabole, alcune caratteristiche del regno di Dio, il progetto di un nuovo modo di vivere offerto a tutti i popoli. Per questo propone ai suoi discepoli: "Passiamo all'altra riva". È l'invito alla missione, a superare il mare della separazione e del privilegio, ad andare a condividere la Buona Notizia in terre pagane, con popoli e culture differenti.
I discepoli accettano l'invito, ma essi stessi prendono l'iniziativa, secondo i loro criteri di separazione e discriminazione nazionalistica: "Congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca". Quasi sequestrano Gesù, e non accettano la collaborazione di nessuno: "C'erano anche altre barche con lui".
Una missione così concepita a Gesù non interessa, egli è come assente, non partecipa, si sente escluso: "Se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva".
Questa missione non può avere successo. Le si oppongono la mentalità conquistatrice dei discepoli e la resistenza dei popoli che non accettano questa forma di dominazione e colonizzazione religiosa: "Ci fu una grande tempesta di vento".
Di fronte al fallimento di tutti i loro sforzi missionari e al pericolo che scompaia la comunità dei discepoli, “le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena”, essi cercano Gesù, sorpresi della sua mancanza di sostegno, e lo svegliano spaventati: "Maestro, non t'importa che siamo perduti?". Gesù risponde alla loro chiamata: "Si destò, minacciò il vento e disse al mare: Taci, calmati!". È il linguaggio e l'autorità con cui scacciava i demoni, gli spiriti maligni che legavano i posseduti. La strada della missione si apre quando i discepoli si liberano dalla loro mentalità e si fanno portatori di un messaggio di liberazione, uguaglianza e riconciliazione: "Il vento cessò e ci fu grande bonaccia".
Marco ricorda il rimprovero di Gesù ai discepoli, perché è un rimprovero utile anche alla sua comunità che sta vivendo un momento di gravissima crisi, dovuta alle persecuzioni e alle diserzioni: "Perché avete paura? Non avete ancora fede?". Gesù chiama i discepoli a rinnovare la loro adesione a lui e al progetto del regno di Dio, a cambiare il loro modo di pensare e ad aprirsi ad un orizzonte universale, affrontando senza timore con lui le difficoltà della missione e la crisi della comunità.
La reazione dei discepoli è di sconcerto. Ancora non lo conoscono bene. Passano dalla paura delle difficoltà alla paura di Gesù stesso: "Furono presi da grande timore". La domanda che si pongono: "Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?", non è solo stupore. Si rendono conto che l'azione di Gesù non corrisponde ai loro meschini criteri e temono il suo giudizio. Sarà il dono della Pentecoste che li libererà dalla paura e li lancerà sulle strade del mondo, per continuare a riconoscere con fiducia e umiltà i semi del Regno, già presenti in tutti i popoli, e arricchirli con il progetto di Gesù.
(Bernardino Zanella)
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