Continua nella Chiesa il dibattito sul "sacro" e sul suo necessario riconoscimento nella vita cristiana. Purtroppo, c'è un'ambiguità nella parola "sacro" e, di conseguenza, una molteplicità di comprensioni diverse.
Molti oggi parlano della necessità del ritorno del sacro nella liturgia, accusano la liturgia attuale dovuta alla riforma conciliare di essere priva del sacro e, dunque, le attribuiscono la responsabilità della loro incapacità di pregare e di mettersi in comunione con il Signore.Ora, proprio per il perdurare di tante polemiche, ritorno su questo tema ricordando che se "sacro" significa alterità da riconoscere e da rispettare, allora possiamo affermare che il sacro è cosa buona. Ad esempio, la percezione che lo spazio liturgico è altro rispetto allo spazio della nostra vita ordinaria è cosa buona e necessaria. Così come tenere in mano il pane eucaristico è tenere in mano non pane ordinario ma il corpo del Signore. Gli esempi potrebbero essere molti, senza però far coincidere questa consapevolezza con la concezione degli esperti della religione che definiscono il sacro come ciò che appartiene a uno spazio separato, intangibile, inviolabile, che deve ispirare paura, timore e rispetto. Qui dobbiamo essere chiari e non aver paura di affermare la differenza cristiana ...
L'articolo di Enzo Bianchi continua a questo link:
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