È difficile sottovalutare l’importanza per la teologia contemporanea di Jürgen Moltmann, morto lunedì 5 giugno all’età di 98 anni a Tubinga, dove era stato docente.
Proveniente da una famiglia borghese di Amburgo, per cui il cristianesimo riformato implicava un fattore di identità culturale piuttosto che la dimensione di fede, Moltmann amava ripetere che il suo incontro con Cristo era nato dalla drammatica esperienza della guerra, vissuta come giovanissima recluta e poi in campo di prigionia, dove la lunga permanenza fu l’occasione per riflettere a fondo su quanto accaduto e di maturare la scelta degli studi di teologia. Laureatosi a Göttingen e avviatosi alla carriera accademica dopo un quinquennio di attività pastorale a Brema, Moltmann raggiunse la notorietà nel 1964 con Teologia della speranza (tradotta in italiano dall’editrice Queriniana nel 1970), che ha segnato una nuova fase nella teologia protestante dopo la lunga egemonia di Karl Barth, il più influente teologo del Novecento.
Il ricordo di Marco Rizzi continua a questo link:
https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202406/240606rizzi.pdf
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