Se il peccatore non sentisse qualcuno che lo ama non avrebbe motivo di pentirsi, continuerebbe nella sua durezza del cuore, senza poter percepire il dolore del male commesso.
In effetti non me lo aspettavo. Ho passato in un analizzatore lessicale il testo della bolla di indizione del Giubileo del 2025, dedicato alla speranza, e la lettera di accompagnamento ad essa, scritta da Francesco al card. Fisichella. Su un totale di poco meno di 12 mila parole le dieci più presenti sono: speranza (98 volte), Dio (52), vita (51), Gesù Cristo (45), amore (29), essere (24), fede (24), grazia (22), Chiesa (20). Al contrario, le dieci parole meno presenti sono: pentimento (1), confessione (1), penitenza (1), colpa (1), sofferenza (2), pena (3), giudizio (5), dolore (5), peccato (6), bisogno (6).
Anche solo ad una percezione immediata appare davvero strano. Il giubileo è il tempo in cui la Chiesa invita i fedeli e tutto gli uomini alla riconciliazione con Dio. Tradizionalmente ciò passa dal riconoscere i propri peccati, dal confessarsi, fare penitenza e ottenere il perdono di Dio. Perciò le parole che risultano nel fondo della lista, sarebbero quelle più centrali nell’esperienza concreta del giubileo. E invece, nei due testi principali con cui si annuncia il prossimo giubileo sembra il contrario.
La riflessione di Gilberto Borghi continua a questo link:
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