La casa è la protagonista del Vangelo di questa domenica. Gesù si trova in una casa, e si raduna tanta gente. Gesù amava stare con le persone, soprattutto con i semplici, che non opponevano pregiudizi e resistenze alla sua rivelazione del Regno.
Infatti il nostro brano subito introduce "i suoi" parenti, che sono andati a prenderlo, giudicandolo pazzo. Ci sono motivazioni diverse che possono giustificare questo comportamento dei suoi parenti. Dal punto di vista sociale, la vita errante di Gesù, insieme ai suoi discepoli, costituiva un danno economico per la famiglia: Gesù non dava il suo contributo di lavoro (sebbene avesse lavorato per trent'anni!) e, non sposandosi, non contribuiva a creare alleanze con altre famiglie, formando delle specie di clan, importanti per la vita di un nucleo parentale. Oltre a questo, il giudizio dei familiari esprime cecità e perbenismo. Gesù si esprime fuori casa e, fuori dal recinto delle convenienze solo per la famiglia, fuori del modo di pensare della semplice tradizione familiare, ed esprime un'apertura ad affetti e legami più ampi di quella cerchia ristretta. E' un discorso che vale particolarmente per oggi, dove siamo molto nel pubblico, però ricondotti a un ristrettissimo privato, personale. È molto più raro l'impegno pubblico nel volontariato, nelle associazioni che mettono insieme le persone, nelle organizzazioni che operano per favorire le aggregazioni sociali. Anche i rapporti di amicizia si fanno sempre più rari e sporadici, per non dire ridotti al solo interesse personale.
Impegnarsi per gli altri è un comportamento che i parenti di Gesù considerano sconveniente, tanto da essere venuti per porre fine ad esso. Marco riserva ad essi il verbo che userà quattro volte nel racconto della passione, per dire l'arresto di Gesù. Infatti gli esegeti lo traducono non con "prenderlo", ma con "impossessarsi di lui"....
Il commento dell'evangelo di Alberto Vianello continua a questo link:
Nessun commento:
Posta un commento