Di fronte alla progressiva consunzione della vita cristiana nelle forme stanche che trasciniamo da anni, proviamo a cambiare prospettiva e domandarci se non sia lo Spirito a volere e ad accompagnare questa crisi (salutare?)
Mentre si accumulano gli studi sul crollo della partecipazione attiva alla vita comunitaria tradizionale in Italia, mentre si registra ormai con sereno pessimismo la sparizione di giovani e giovani-adulti dalle comunità, mentre i sacerdoti lasciano il ministero o si ammalano di burnout (o chiedono sempre più spesso un anno sabbatico per tirare il fiato), mentre i matrimoni religiosi sono in caduta libera e le vocazioni alla vita consacrata languiscono, sembra che la ‘barca’ della parrocchia — che si presenta ancora come il fulcro della vita cristiana di molti—navighi di tutto incurante, a tutto impermeabile, con gli stessi ritmi, le stesse iniziative, le stesse modalità degli anni ’80-’90.
Peraltro, gioverà ricordare che associazioni e movimenti non stanno meglio: è l’età post-cristiana, o forse, meglio a-cristiana. Ma la parrocchia rimane ancora l’architrave su cui si regge la chiesa ed è la realtà che necessiterebbe primariamente di cure. Ma ciò non accade....
Peraltro, gioverà ricordare che associazioni e movimenti non stanno meglio: è l’età post-cristiana, o forse, meglio a-cristiana. Ma la parrocchia rimane ancora l’architrave su cui si regge la chiesa ed è la realtà che necessiterebbe primariamente di cure. Ma ciò non accade....
La riflessione di Sergio Di Benedetto continua a questo link:
Nessun commento:
Posta un commento