X Domenica PA - Mc 3,20-35

Dubbi ed incertezze ci possono essere, l'importante è non chiudersi emettendo sentenze inappellabili perchè non lasciano alcuno spazio all’opera dello Spirito che è stato donato per “guidarci alla verità tutta intera”: questo è il peccato contro lo Spirito!

 

Iniziato questo nuovo periodo liturgico con le due feste della SS. Trinità e del Corpus Domini, con la prima quasi come un momento di sintesi del cammino fin qua fatto e, con la seconda, la “tesi” (chi è Gesù) che saremo pian piano accompagnati ad approfondire nelle prossime domeniche fino al termine di questo anno liturgico.

 

L’Evangelo di oggi si divide in tre parti: il primo e l’ultimo capoverso fanno da cornice ad una disputa tra Gesù e degli Scribi giunti appositamente da Gerusalemme. Tutto si svolge dentro e attorno ad una casa. 

La casa è il luogo della famiglia, degli affetti, dell’accoglienza, della condivisione e, in quella dove è entrato Gesù, si è radunata una tale folla messasi a sedere attorno a lui (cioè nell’atteggiamento di chi ascolta), che non c’era più nemmeno la possibilità di un minimo movimento, nemmeno per mangiare. Ma c’è anche chi giunge davanti a quella casa e decide di rimanere fuori come gli scribi criticandolo e accusandolo di riuscire a scacciare i demoni perché “posseduto” non da Dio come lui afferma, ma da Beelzebù. Non mettono cioè in discussione che riesca a scacciare quelle “mosche” fastidiose (una delle etimologie di quella divinità cananea è quella di “principe delle mosche”), ma di farlo in nome di Satana e non di Dio.

Gesù risponde alle obiezioni contestategli facendo notare che, se questo fosse vero, significa per lo meno che quel regno sta per sgretolarsi perché evidentemente nelle sue mura vi sono crepe importanti e, questo, implica che qualcuno ha fatto quelle brecce. L’esempio che porta è quello del “padrone di casa” vinto da «uno più forte» di lui; l'aggettivo qui usato è quello adoperato da Giovanni Battista parlando di Gesù in Mc 1,7. E’ un chiaro invito a scoprire in Gesù l'azione del “più forte”, del “Potente di Giacobbe” e non di Beelzebù; è il primo elemento che ci fornisce Marco in base al quale è possibile iniziare a comprendere chi lui sia. 

Poi Gesù prosegue rivolgendosi a coloro che lo stanno ascoltando seduti attorno a lui in casa, assicurando che tutti i peccatori, anche i bestemmiatori, saranno perdonati tranne coloro che lo faranno contro lo Spirito Santo.

Per capire non bisogna fermarsi a questo punto ma cogliere lo stretto legame che c’è con l’affermazione perentoria che segue: “dicevano: è posseduto da uno spirito impuro” dando così una sentenza definitiva che, senza l’ombra di alcun dubbio, non lascia scampo. 

Questa affermazione di Gesù allora ci suggerisce che può starci se delle volte abbiamo dei dubbi e non ci sia chiaro che nelle parole di Gesù sta la volontà di Dio, bisogna però fare attenzione a non imitare gli scribi affermando categoricamente il contrario. Non si lascerebbe così alcuno spazio all’opera dello Spirito che è stato donato per “guidarci alla verità tutta intera” come abbiamo ascoltato nell’Evangelo della recente Pentecoste (Gv 14,26).

 

In questo frangente, scrive l’evangelista, giunsero sua madre e i suoi fratelli, quindi tutto il clan familiare ma rimangono fuori e, ritenendo di avere un potere su di lui, lo mandano a chiamare. Come gli Scribi non sono quindi venuti per ascoltare il suo insegnamento bensì “per prenderlo” e cercare di ricondurlo alla ragione perché, visto il suo agire, si erano convinti che fosse “fuori di sé” e quella disputa con il magistero del giudaismo glielo avevano confermato. 

La folla in casa seduta tutta attorno a Gesù (il termine che adopera Marco indica una folla composta anche di persone “impure” e di persone pagane) “gli dissero: ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano”. Gesù si guarda attorno e guardando coloro che sono “dentro” la casa seduti attorno a lui afferma che questi sono la sua famiglia perché fanno la volontà di Dio che lui sta annunciando loro. Non esclude la possibilità che lo possano essere anche i suoi consanguinei, ma non devono rimanere “fuori bensì entrare “dentro” per ascoltare l’annuncio del Regno di Dio, impegnandosi a realizzarlo dimorando così nel suo amore pur avendo delle perplessità, delle incertezze che ci stanno all’interno dell’opera di discernimento alla quale tutti siamo chiamati.

 

Ma quale è l'insegnamento di Gesù? È quanto la Liturgia ci accompagnerà a scoprire nelle prossime settimane entrando nel cuore dell’Evangelo di Marco.

 

(BiGio)

Nessun commento:

Posta un commento