Con molte parabole ...

Delusione, tristezza, sensazione di impotenza, sono i sentimenti che molti provano di fronte a politiche che non sono al servizio dell'uomo, ma degli interessi dei più forti. E disincanto per una chiesa che fa parlare di sé, più che per la pratica del vangelo, per i suoi errori e scandali e per la logica del mondo che a volte la ispira, quando si lascia guidare dalla difesa dei suoi privilegi e del suo potere.

Insieme all'impegno di cambiare le cose, per ciò che è nelle nostre mani, altre certezze illuminano la nostra fede. 



Gesù annuncia il regno di Dio presentandolo con parabole, con paragoni. Potrebbe sembrare un modo molto ingenuo, didattico, perché parte dall'esperienza delle persone comuni, con immagini tratte dalla vita quotidiana, dal lavoro della terra. In realtà, è una forma enigmatica, quasi un messaggio in codice, che sfida l'ascoltatore e lo costringe a riflettere e a liberarsi dai suoi pregiudizi. Il messaggio delle parabole ha bisogno di alcune condizioni preliminari per essere compreso: per prima cosa che non si abbia il cuore già occupato da altri re o idoli, per aprirlo a Dio: "Beati i poveri, perché di essi è il regno di Dio", cioè solo Dio sarà il loro re; la seconda condizione è di essere "piccoli", non pieni dell'arroganza dei sapienti di questo mondo: "Ti lodo, Padre, Signore del cielo e della terra, perché, avendo nascosto queste cose ai sapienti e ai prudenti, le hai rivelate ai piccoli".

Abbiamo qui due parabole che parlano del regno di Dio, il progetto di umanità nuova che Gesù propone.

La prima presenta il regno di Dio come "un uomo che getta il seme sul terreno". È un gesto di grande fiducia. E di paziente attesa: che il seminatore "dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa".

È una visione propria del vangelo di Marco, destinato a una comunità che soffre molto per le persecuzioni esterne e per le contraddizioni, i conflitti e le diserzioni di molti fratelli. Che cosa si deve fare? Non angosciarsi né agitarsi. Avere pace e continuare a seminare con fiducia i semi del Regno. Più che lasciarsi vincere dalla tristezza o chiedersi quando finalmente si potrà uscire da questa situazione, si deve imparare a vivere dentro le varie situazioni anche con la certezza che "il terreno produce spontaneamente" i suoi frutti. Non è solo il frutto delle opere buone, di cui si parla in altri testi, esortando all'impegno del discepolo. È il frutto di un processo di liberazione e di sviluppo progressivo che sperimenta ogni persona che ha accolto il seme del regno di Dio, che orienta tutte le sue energie verso la sua piena maturazione umana. È la consapevolezza del cammino irresistibile dello Spirito nella vita dell'umanità e della creazione. Non sarà l'ostilità di alcuni o la meschinità di altri a impedire questo processo inarrestabile. Il regno di Dio ha in sé un'energia incontenibile.

Questo dice Marco alla sua comunità, ricordando l'insegnamento di Gesù. E lo dice anche con un'altra parabola in cui paragona il regno di Dio con un granello di senape. "È il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto". Sarà una pianta il cui sviluppo farà dimenticare la piccolezza delle origini. Tale è la forza del regno di Dio, che cresce e accoglie nel suo seno tutti gli uomini liberi, tutti i popoli, come la pianta nata dal piccolo seme "fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra". Non sarà l’enorme cedro, piantato sulla cima del Libano, come annunciavano i profeti per il popolo d'Israele. Non sarà altro che un umile "ortaggio", piantato nella terra, senza alcun delirio di grandezza, ma capace di accogliere e proteggere "alla sua ombra". È un messaggio di speranza e di universalità: di assoluta fiducia.

(Bernardino Zanella)

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