e-mail della Parrocchia: ss.risurrezione@patriarcatovenezia.it - Telefono e Fax: 041-929216 - ........................................................................... e-mail del Blog: parrocchiarisurrezionemarghera@gmail.com

Io non ho le idee molto chiare ... ma ...

 


Io non ho le idee molto chiare su tutto quello che sta ruotando attorno al disegno di legge Zan e mi rendo conto che non ho nemmeno le competenze antropologiche, psicologiche, giuridiche e teologiche per capire tutto quello che c'è in gioco. Il fatto che in una riga si liquidi il dibattito sull'identità di genere mi disturba: davvero si può così facilmente dire che il sesso è dettato da un criterio biologico e il genere da un criterio di scelta soggettivo? Io sono venuto grande in Seminario negli anni '90, quando il Padre Spirituale faceva le meditazioni sulla sessualità diceva che l'omosessualità è contro natura. Oggi non si dice più, e credo in larga parte non si pensi più. Si preferisce magari un più soft "non è nel disegno originario di Dio". Confesso il mio limite: faccio fatica a pensare la teologia del matrimonio tra due persone dello stesso sesso. Ma poi faccio un altro ragionamento: vuoi vedere che quel "maschio e femmina li creò... l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie" interpretato come definitorio della natura dell'uomo, farà la fine di "fermati o sole su Gabaon"? Galileo era stato condannato perchè interpretava scorrettamente la natura del cosmo: se nella Bibbia c'è scritto che il sole si ferma, è il sole che ruota e non la terra, e affermare il contrario sarebbe contro l'ordine stabilito da Dio. Poi abbiamo capito che la fede poteva sussistere, e sussistere benissimo, anche se il sole non gira intorno alla terra. Ma un sacco di volte abbiamo ripensato alla natura! Quando bruciavamo eretici e streghe, lo si faceva in buona fede e in nome della natura dell'uomo: l'uomo è fatto per conoscere la verità di Dio, in nome di questa verità la violenza era solo uno strumento per non snaturare l'uomo. Poi abbiamo capito che è la violenza a non appartenere alla natura della verità, ma ci abbiamo messo un bel po'! Abbiamo discusso animatamente se i popoli dell'America appena scoperta avessero l'anima o meno, e oggi rideremmo amaramente di quelle discussioni tra teologi e filosofi. Se si leggono i penitenziali medievali, in alcuni era considerata colpa grave l'accendere una candela in più sull'altare, in quanto si snaturerebbe la maestà di Dio. E che dire del modo con cui Pascasio Radberto giustificava l'oggettività della presenza del corpo e del sangue di Cristo nell'eucaristia? Egli sosteneva che l'anima è presente nel sangue, secondo l'idea di natura umana del tempo nella cultura germanica dell'Alto Medioevo, e quindi senza il sangue di Cristo non ci sarebbe nemmeno l'anima presente; giustificazione che nella nostra concezione antropologica fa acqua da tutte le parti. Insomma... l'abbiamo cambiata mille volte l'idea di natura a contatto con la cultura. Mai in modo indolore e sconsiderato. Non sono un profeta, ma come oggi le battaglie del Sillabo ci fanno sorridere (tipo la demoniacità della corrente elettrica), così non escludo che tra 25 anni ci guarderemo indietro e ci domanderemo perchè abbiamo sprecato tante energie per cose che saranno accettate abbastanza pacificamente. La mia pastorale giovanile si limita agli scout e a una iniziativa diocesana: non ho sentito nessuno dei giovani che incontro gridare che non stiamo difendendo la natura dell'uomo. Vengono agli scout, vengono a messa e fanno i volontari per la buona riuscita del Pride. Tra 30 anni io con i miei dubbi sulla natura dell'uomo e se un matrimonio tra due persone dello stesso sesso sia nel disegno di Dio non ci sarò più o, se ci sarò ancora, non capirò quasi nulla: loro saranno mamme, papà, professori, preti, filosofi, teologici, vescovi. E sono venuti grandi andando al pride e venendo agli scout e in chiesa. Credo che la cosa non li disturberà, e continueranno a farlo. Ma ripeto, non sono profeta, non so come sarà. So solo che l'idea di natura è cambiata lungo la storia.
Mi preoccupa di più una cosa: stiamo battagliando per difendere la libertà della Chiesa di dire la propria verità. E sono d'accordissimo che va fatta questa battaglia. Ma cosa abbiamo da dire? Qualche giorno fa una ragazza stupenda del mio gruppo scout, lucida nei ragionamenti e molto sincera, mi ha detto (mentre facevamo due chiacchiere in vista della partenza): "Ma io ho sempre partecipato con piacere a tutte le messe, a tutte le catechesi e a tutte le preghiere. Io non credo in Dio, ma l'amore, la natura, il rispetto, l'importanza del sacrificio, la condivisione, il valore del perdono cioè tutte le cose che mi avete detto, le credo profondamente. Ma non credo in Dio e non penso ci sia bisogno di Dio per sostenere queste cose belle". Un paio di anni fa ho proposto un corso di esercizi per giovani. Arriva una giovane adulta, di quelle serene e impegnate in parrocchia da anni, e mi dice: "Don, io non so cosa fare in un'ora di preghiera. Dico 4 rosari? Perchè leggo il brano di vangelo che mi hai dato, rispondo alle tre domande, leggo il salmo scritto sul foglietto, ma in un quarto d'ora ho finito. E poi?". Non sono stati due colloqui facili per me. Mi hanno seriamente messo in discussione. Per cosa stiamo difendendo la libertà di dire la nostra verità? Cioè, la nostra verità si limita alla morale sessuale? Riusciamo ancora a dire che non esiste la fede senza la salvezza? E la salvezza è "grazia a caro prezzo": significa scoprire con dolore il tuo peccato, arrivare fino al punto in cui scopri che senza Cristo saresti davvero perduto, e, passando per le lacrime, rimettere insieme i pezzi. Ma per fare questo dovremmo essere maestri di preghiera: riusciamo ancora? Cosa abbiamo fatto in questi anni? Non so in giro per l'Italia, ma spesso al mio oratorio l'educazione alla preghiera è un Padre nostro detto alla fine dell'incontro degli adolescenti in cui abbiamo guardato un film o abbiamo parlato di amicizia. Magari arriviamo alla compieta con il gruppo giovani. Se non siamo scuole di preghiera e anticamere della grazia, per cosa vogliamo essere liberi? Cosa abbiamo da dire? Non è che battagliamo per essere liberi di dire le nostre cose, ma quando avremo vinto la battaglia scopriremo che non sappiamo in realtà cosa dire?

don Manuel Belli

(dalla sua pagina FB: "Scherzi da prete")

Nessun commento:

Posta un commento