Cammino sinodale: Savagnone, “i cattolici in politica devono ritrovare un collegamento profondo nella diversità sulla base della Dottrina sociale”

“Parlare di sinodalità oggi per i cattolici significa superare sia la logica dell’univoca alleanza politica in un partito – che è impensabile e ha avuto i suoi problemi e le sue difficoltà – sia di una pura e semplice diaspora”. 

Lo ha sottolineato Giuseppe Savagnone, responsabile del sito della Pastorale della cultura dell’arcidiocesi di Palermo, intervenendo alla 71ª Settimana nazionale di aggiornamento pastorale a Frascati per iniziativa del Centro di orientamento pastorale.


Il professore ha ricordato che in Italia “siamo passati dalla stagione del partito cattolico, che ha avuto un ruolo determinante nella storia del nostro Paese, ad una dispersione che ha reso i cattolici irrilevanti nella sfera delle istituzioni, delle strutture pubbliche”. “Questa – ha osservato – è una crisi che rende ormai impossibile per un cattolico incidere nella vita del nostro Paese perché in pratica non solo i cattolici sono divisi ma, soprattutto, non hanno più un terreno comune su cui creare un collegamento tra di loro”. Per questo, “sinodalità deve significare ritrovare un collegamento profondo nella diversità sulla base di un terremo comune che è costituito da un progetto politico formato in ultima istanza dalla Dottrina sociale della Chiesa che i cattolici devono poi tradurre, secondo quello che dice il Concilio Vaticano II nella ‘Gaudium et Spes’ al numero 43, in formule differenti”. “È chiaro – ha precisato – che non si chiede ai cattolici di avere lo stesso programma politico. La Dottrina sociale della Chiesa chiede ai cattolici di avere una comune ispirazione evangelica ed è di questa che purtroppo i cattolici mancano. Al di là della diaspora, oggi il vero problema dei cattolici è che non hanno più un orizzonte comune in cui ritrovarsi veramente coerenti con la loro fede”. Savagnone ha poi affermato di sognare che “i cattolici siano gli ultimi ‘rivoluzionari’ nella società neocapitalistica” ed ha auspicato che le parrocchie siano “scuole di pensiero e di fraternità”. “Salvo felici eccezioni – ha rilevato – dietro i Consigli pastorali non c’è una comunità” perché “manca una formazione organica della comunità, in termini di cittadinanza”.


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