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È santo il vescovo dei migranti

Domenica scorsa, a San Pietro, centodiciassette anni dopo avere inviato a Papa Pio X il suo straordinario «Memoriale per la costituzione di una commissione pontificia Pro emigratis catholicis» del 1905 col racconto di alcuni dei suoi viaggi tra gli italiani sparsi per il pianeta, Giovanni Battista Scalabrini è diventato santo. 

Giusto giusto ora che torna a infiammarsi il tema dell’immigrazione e del «blocco navale» invocato dalla destra? Sospetti insensati: la beatificazione del vescovo di Piacenza, noto nel mondo per aver fondato le congregazioni dei missionari «scalabriniani» ed esser stato forse il primo ad avere un’idea lucida e globale del fenomeno, fu celebrata nel 1997 da Papa Wojtyla e già da decenni «L’Osservatore Romano» dedicava all’«Apostolo degli Emigranti» pagine di ammirata devozione. Ma certo un figlio di emigrati come Papa Francesco proverà domenica un’emozione in più.

Il nuovo santo fu infatti tra i primi a teorizzare, come dimostra un passaggio nell’ Antologia: una voce viva (scalabriniani.org/giovanni-battista-scalabrini-scritti), il «diritto naturale» degli uomini all’emigrazione. Una tesi cantata a fine Ottocento anche da anarchici come Francesco Bertelli («La casa è di chi l’abita/ è un vile chi lo ignora/ il tempo è dei filosofi/ la terrà a chi lavora»), ma forse mai riassunta con la profondità e la fede del vescovo emiliano.

Parlava dei «nostri» emigrati. Ce l’aveva con chi si metteva di traverso al sogno di «catàr fortuna» altrove come i poveri cristi affollati alla stazione di Milano: «Sulle loro facce abbronzate dal sole, solcate dalle rughe precoci che suole imprimervi la privazione, traspariva il tumulto degli affetti che agitavano in quel momento il loro cuore. Erano vecchi curvati dall’età e dalle fatiche, uomini nel fiore della virilità, donne che si traevano dietro o portavano in collo i loro bambini, fanciulli e giovanette tutti affratellati da un solo pensiero (...) e aspettavano con trepidazione che la vaporiera li portasse sulle sponde del Mediterraneo o di là nelle lontane Americhe». Ce l’aveva coi proprietari terrieri «impensieriti da questo repentino impoverimento di braccia, che si traduce in un adeguato aumento di mercedi per quelli che restano» e levavano «i loro lagni al governo» per ottenere provvedimenti «per sanare e circoscrivere questo morbo morale, questa diserzione, che spoglia il paese di braccia e di capitali fruttiferi».

Richieste inaccettabili, per lui. 


L'intero articolo di Gianantonio Stella a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202210/221006stella.pdf


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