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Con il via libera del governo una bella novità: la "Giustizia Riparativa"

È una legge nella quale troviamo parole quali «riparazione dell’offesa», «riconoscimento reciproco», «responsabilizzazione», «legami con la comunità». Sembra l’inveramento di un diritto finalmente fiduciario anziché impositivo, e cioè di un diritto che, anche nelle sue espressioni linguistiche, finalmente riesce a guardare oltre sé stesso.



La riforma della giustizia penale e civile, contenuta nei decreti legislativi emanati ieri dal Governo dopo l’approvazione nelle settimane scorse da parte delle Commissioni di Camera e Senato, include anche la giustizia riparativa, a completamento del lavoro svolto per molti mesi da una Commissione ad hoc presieduta da Adolfo Ceretti. Per la verità è da più di vent’anni che in Italia esiste già, la giustizia riparativa – intesa come modello di risoluzione dei conflitti diverso dalla pura e semplice celebrazione di un processo e dalla pura e semplice emanazione di una sentenza di condanna o di assoluzione.

È una legge bellissima. È una legge nella quale troviamo parole quali «riparazione dell’offesa», «riconoscimento reciproco», «responsabilizzazione», «legami con la comunità». Sembra l’inveramento di un diritto finalmente fiduciario anziché impositivo, e cioè di un diritto che, anche nelle sue espressioni linguistiche, finalmente riesce a guardare oltre sé stesso, verso un orizzonte più lontano, oltre i confini delle norme. Di un diritto che finalmente si ricorda che, dietro i propri elementi tecnici e formali, esistono vite incarnate, persone in carne e ossa: persone con le loro vite, le loro storie, i loro corpi, che desiderano altro che non essere solo sanzionate o minacciate, che chiedono anche di essere accolte, ascoltate, coinvolte.

Accade talmente di rado che sembra, anzi, perfino di più: quasi la materializzazione di un diritto che finalmente recupera la sua vera funzione, che dovrebbe essere quella di contribuire a costruire relazioni sociali in una dimensione collettiva, di convivenza e di scambio reciproco delle esistenze, piuttosto che pretendere solo obbedienza secondo una concezione puramente verticale e coercitiva dei rapporti.


L'intero articolo di Niccolò Nisivoccia a questo link:

https://ilmanifesto.it/con-il-via-libera-del-governo-una-bella-novita


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