Il card. Zuppi ha aperto il Consiglio permanente della Cei tracciando lo scenario e le prospettive della Chiesa italiana del futuro, partendo dal "programma" di Papa Francesco. "La Chiesa del post-pandemia e del Cammino sinodale si configura sempre più chiaramente come una Chiesa missionaria". Tra le priorità: "diffondere una cultura cristiana"
“Riconoscere con sincerità le difficoltà ecclesiali e sociali, credendo, però, che siamo vicini ad una nuova primavera della Chiesa, aprendo nuove e coraggiose prospettive di futuro”. Questa la direzione di marcia indicata ai vescovi italiani dal card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nella sua introduzione al Consiglio permanente, in corso a Roma fino al 22 marzo. “Per questo occorre passione, visione profetica, libertà evangelica e intelligenza della comunione, generosa responsabilità e gratuità nel servizio”, ha proseguito il cardinale, che ha esclamato: “La sinodalità è tutt’altro che rinuncia o omologazione al ribasso!”. Aprendo i lavori del Cep, Zuppi ha ripreso la metafora dell’inverno, utilizzata nel Consiglio permanente del 20 settembre scorso, tenutasi a Matera, utilizzandola ancora una volta “per individuare alcune fragilità e sofferenze del nostro tempo e della nostra gente: inverno dell’ambiente, della società, dei divari territoriali, della denatalità, dell’educazione. Inverno secondo alcuni irreversibile”. Di qui la necessità di apprendere uno “sguardo dal basso”, per “commuoversi e farsi carico delle fatiche dei più poveri”, ma anche di impegnarsi in uno “sguardo lungo”, per “costruire con generosità e intelligenza, pensando al dopo di noi, per comunicare la speranza cristiana che con fiducia pensa che tutto possa cambiare e il deserto fiorire. Credo che questa sia la nostra prospettiva odierna”.
L'intera sintesi dell'intervento del card. Zuppi a cura di M. M. Nicolais a questo link:
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