Federica Saini Fasanotti, senior associate research fellow presso l’Ispi, ripercorre su Formiche la storia delle relazioni tra Russia e Libia. Il presente haftariano affonda le sue radici in epoca sovietica, con Mosca che cerca adesso di usare la Cirenaica come hub per i dispiegamenti africani. Le recenti notizie sui traffici di armi intercettati sono conseguenza attuale dei legami del passato
Osservare la Libia sul mappamondo ci può aiutare a comprendere molte cose: Paese gigante, per la maggior parte costituito da un deserto che si incunea nel Maghreb e che, poggiando sulla vasta fascia del Sahel, ha da sempre un valore strategico per la stabilità dell’intero scacchiere nordafricano. Dai suoi confini porosi sono transitati per secoli (e finora) carovane di mercanti, briganti e contrabbandieri.
Una consistente parte dei pochi abitanti del Fezzan, la regione desertica più a sud, vive da sempre di questo: armi, droga, petrolio (di cui la Libia è uno dei primi produttori al mondo), beni di prima necessità e uomini si muovono indisturbati su jeep da una nazione all’altra.
Da anni, infatti, buona parte delle rotte migratorie che partono dall’Africa subsahariana e che hanno come meta l’Europa passano proprio dalla Libia, con il beneplacito dei governi-fantoccio che si sono susseguiti dal 2012 in seguito al rovesciamento del suo dittatore Muammar Gheddafi....
L'intera analisi è a questo link:
https://formiche.net/2024/06/libia-gioco-mediterraneo-mosca/#content
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