I dati sulla minore pressione migratoria vanno letti bene. Sono calati gli sbarchi in Italia (28.376 all’11 luglio, contro 73.173 di un anno fa: meno della metà) e il governo canta vittoria. La strategia dell’esternalizzazione dei confini sembra ora dare frutti, mediante gli accordi con il governo autoritario tunisino e il rinnovo dei finanziamenti a governo e milizie locali libiche. Occorre cautela
Partenze e sbarchi da anni oscillano, in dipendenza di vari fattori, tra cui il meteo e le condizioni del mare, quest’anno a lungo sfavorevoli. Le rotte cambiano e cercano altri sbocchi, spesso più lunghi, costosi e pericolosi dei precedenti. Ma credo si debba ammettere che le politiche attuate dai governi del Nord del mondo per il contenimento delle migrazioni indesiderate e degli arrivi spontanei per asilo alla fine raggiungono buona parte dei loro obiettivi. L’abbiamo già visto con gli accordi tra Ue e Turchia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Marocco, Niger (ora denunciato dal governo golpista).
Per i governi dei Paesi di transito e per le élite al potere i vantaggi della collaborazione sono tangibili, in termini di finanziamenti, sostegno politico presso il Fmi o in altre sedi internazionali, tolleranza per i loro metodi di governo, promesse di futuro ingresso nell’Ue o di trattamenti di favore. I costi per i governi sono invece bassi, soprattutto quando si tratta di reprimere il passaggio dei cittadini di altri paesi, troppo deboli e privi di appoggi per minacciare il consenso sociale interno.
Ciò che invece non vediamo e non vogliamo vedere sono ...
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