Venezia dopo di loro

In neanche due mesi, Venezia ha dovuto salutare due suoi figli che per essa hanno lottato per anni, cercando sempre di far emergere il meglio della nostra città e avendo in mente una città che si basasse su solide fondamenta. Mentre salutiamo questi nostri concittadini, possiamo dire di aver seminato o di aver creato la situazione per un nuovo raccolto?

Ogni terra ha chi per lei lotta. In epoche diverse, in modi diversi.
C’è chi per la propria terra si immola, dando tutto quello che può, anche la vita, e chi con piccole battaglie quotidiane rende per anni la sua città un posto migliore.
In neanche due mesi, Venezia ha dovuto salutare due suoi figli che per essa hanno lottato per anni, cercando sempre di far emergere il meglio della nostra città e avendo in mente una città che si basasse su solide fondamenta.

Ovviamente mi riferisco a Giovanni Benzoni e Stefano Boato.

Benzoni e Boato erano due figure diverse, ma per molti versi simili: instancabili, preparati, appassionati.

Due figure che si sono impegnate in prima linea nell’amministrazione ma hanno anche saputo generosamente farsi da parte, senza però disimpegnarsi dal confronto pubblico e dall’attività politica nella nostra città.

Due personalità alle quali chiunque, anche in caso di disaccordo, anche dopo lunghi confronti, non poteva dubitare del loro amore e del loro impegno per Venezia.

In questi giorni tristi, non riesco a non pensare alla frase che disse Alcide Cervi al funerale postumo dei sette figli trucidati dal fuoco fascista: “Dopo un raccolto ne viene un altro”.

Mentre salutiamo questi nostri concittadini, possiamo dire di aver seminato o di aver creato la situazione per un nuovo raccolto?

Dopo di loro e di altri che così tanto hanno dato alla nostra città, avremo ancora qualcosa da raccogliere?

 

Su questo si è interrogata su www.ytali.com Sara Arco

Nessun commento:

Posta un commento