L’intera regione del Mediterraneo allargato continua a subire le ricadute della guerra a Gaza. In un contesto di perdurante instabilità, la vittoria alle presidenziali in Iran di Masoud Pezeshkian, il primo riformista in quasi vent’anni, potrebbe segnare l’inizio di un cambiamento tanto sul piano interno quanto a livello regionale.
Dopo la Repubblica islamica, altri paesi dell’area – dalla Siria all’Iraq, dall’Algeria alla Tunisia – si preparano a importanti appuntamenti elettorali. La destabilizzazione regionale passa anche per l’Africa, e in particolare per il Sudan dove, dopo più di un anno dallo scoppio della guerra civile, la situazione umanitaria è più critica che mai. Esiste una prospettiva di cambiamento reale nelle dinamiche regionali all’indomani del cambio presidenziale a Teheran? Come si stanno preparando i paesi del Mediterraneo allargato agli appuntamenti elettorali e a quali cambiamenti aspirano in un contesto di stallo generale?
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