Il Sinodo in un vicolo cieco: il clericalismo resta intatto e chiuso

Non mi aspettavo che questo quarto Sinodo del pontificato di papa Francesco, come i primi tre, facesse qualche passo decisivo nel cammino dell’inevitabile e urgente riforma istituzionale della Chiesa cattolica romana.  L’«Instrumentum laboris» appena pubblicato mi conferma nel mio scetticismo: il clericalismo resta intatto e chiuso e condanna il Sinodo a un vicolo cieco.

Mi spiego. In questo documento, che servirà da base di riflessione per la seconda sessione ordinaria dei vescovi del prossimo ottobre, due tipi di servizi e di poteri nella Chiesa continuano a essere chiaramente distinti e separati: i “ministeri” e i poteri che dipendono dalla decisione comunitaria – storica, contingente, variabile – e quelli che dipendono dalla volontà divina – eterna, assoluta, immutabile –. I primi sono ministeri e poteri comuni, vengono dal “basso” e qualsiasi battezzato adulto può esercitarli, se la comunità lo nomina. I secondi sono ministeri e poteri superiori, “ordinati” (diaconi, presbiteri e vescovi), vengono “dall’alto”, sono conferiti da Dio ai suoi “eletti” (in greco «klerikói») attraverso un rito o sacramento di “ordinazione” validamente eseguito da un vescovo. Questi ministeri superiori possono essere svolti solo da uomini e conferiscono in esclusiva il potere di assolvere i peccati e di presiedere l’Eucaristia o Messa, trasformando il pane e il vino nel “corpo e sangue” di Gesù. Così sono andate le cose nelle Chiese dipendenti da Roma a partire dai secoli ...

L'articolo di José Arregi teologo spagnolo continua a questo link:

https://www.adista.it/articolo/72232

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