Braccia mozzate e morti in mare: schiavi in purezza

È il capitalismo in purezza, il capitalismo che per ipocrisia chiamiamo selvaggio, ma che in definitiva è la matrice della nostra ricchezza. La cronaca ce lo restituisce così nudo e crudo nella sua ferocia, da stordirci, trattandosi di un omicidio compiuto con la lentezza del dissanguamento e l’ignobile gesto dell’abbandono che lo rende, per una volta, diverso e peggiore delle altre vittime del lavoro – anche loro sbranate dalle macchine, travolte da un pilastro, precipitate nel vuoto – che accatastiamo tre volte al giorno nei rendiconti di cronaca, più di mille ogni anno. Perché stavolta non è solo questo il punto.


Stavolta è l’immagine persino insopportabile, eppure perfetta “come un diamante di luce” direbbe il colonnello Kurtz nel buio del suo Cuore di tenebra, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo fino all’omicidio, che lo rende possibile. È il potere dell’uomo sul mondo, in cambio della ricchezza, che non ammette di esser contrastato, considerandosi il padrone di tutti i viventi utili, dai bambini infilati nei cunicoli a scavare le terre rare per le nostre automobili elettriche, ai muli accecati per lavorare nel buio delle miniere. O arruolando intere generazioni di soldati per scavare le trincee di tutte le guerre da combattere per la proprietà di un giacimento, per i fatturati geopolitici della vittoria, compresi quelli della ricostruzione in nome e per conto di Sisifo, l’eroe dell’assurdo eternamente contemporaneo.

L'intero articolo di Pini Corrias è a questo link:

Nessun commento:

Posta un commento