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1° gennaio - Lc 2,16-21 - Maria Santissima Madre di Dio

Pochi versetti che, a prima vista, appaiono più come appunti veloci per una ripresa successiva ma, se si fa attenzione e se li lega a quanto precede e proclamato non solo la notte di Natale ma anche nella quarta Domenica di Avvento (la cosiddetta “Visitazione” di Maria ad Elisabetta), svelano subito tutta la loro pregnanza, la loro “lieta notizia” e ci pongono davanti a un qualcosa di clamoroso, di inaspettato, di sensazionale che va scoperto scavandoci dentro sotto la superfice.



Innanzitutto appare un irrefrenabile desiderio, una urgenza di andare a verificare quanto è stato annunciato. Accade a volte anche a noi quando una Parola, magari ascoltata prima altre mille volte, in un certo momento ci interpella in maniera nuova e pare ci si riveli improvvisamente interpellando la nostra vita o ci sveli quando prima ci era rimasto nascosto.

È importante: la Parola va proprio “ascoltata”, non semplicemente “letta” come abitualmente facciamo. In origine l’unica modalità per frequentare la Scrittura era quando veniva proclamata ad alta voce, in parte perché la maggioranza non sapeva leggere ma anche perché la Parola di Dio viene a noi come la pioggia e la neve che scendono dal cielo, cadono cioè dall’alto su ogni tipo di terreno, anche quello inospitale sassoso, pieno di rovi della parabola di Luca 8,5-29. In ogni caso però irriga e feconda ogni seme ma non tutti hanno il medesimo tempo di germogliazione come ci indicano i due famosi versetti di Isaia (55,10-11).

È molto diverso leggerla o ascoltarla (non solo sentirla distrattamente). C’è un noto episodio della vita di S. Ambrogio che viene scoperto a frequentare la parola “solo con gli occhi” e la cosa fa scalpore perché, anche se si è soli, andrebbe “proclamata” perché è solo così che la si può “ascoltare”. 

 

Maria e i pastori “ascoltano” e la conseguenza è che si mettono in cammino per raggiungere qualcosa che prima era loro sconosciuto, inatteso e che cambierà la loro vita. Maria avrà un bambino preceduto da quello di Elisabetta. I pastori, considerati degli impuri perché vivevano con i loro animali ai margini della società, se ne tornano ai loro greggi che avevano avuto il coraggio di lasciare a se stessi incustoditi, quindi in balia di possibili ladri e bestie feroci, “glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”. Che cosa? un non segno, un neonato in una situazione di grande precarietà e povertà con quello che in quel momento poteva solo essere un augurio: quel bambino sarà il Salvatore atteso. Ogni vita che nasce potrebbe essere quella giusta anche se sapevano che il Messia avrebbe dovuto arrivare con “potenza e gloria”: lì non avevano certo vista. 

La cosa importante è che quei pastori, che non potevano partecipare alle funzioni del tempio, che erano espulsi, esclusi dalla società, tornano ai loro greggi glorificando e lodando Dio. Nella cosmologia dell’epoca questa era una attività di esclusivo appannaggio dei “sette angeli del servizio” che attorniavano Dio così come descritto nel primo libro del Pentateuco di Enoc, allora conosciutissimo. Quei pastori sono allora i primi ad essere “riscattati” dal Salvatore perché hanno saputo ascoltare ed accogliere una Parola che li ha coinvolti, le hanno dato credito e dai bassifondi del mondo si sono trovati ad essere coloro che sono capaci e hanno titolo di cantare le lodi del Signore accanto a lui, alla sua presenza. Gli ultimi sono elevati al grado più alto, l’opera di salvezza inizia dai rifiutati, dai perseguitati, da chi subisce ingiustizia, da chi è sotto le bombe, dagli sconfitti della storia umana, da chi cerca una vita migrando senza portare nulla con sé se son la propria speranza e l’apertura a un mondo, ad una realtà diversa dove la vita sia degna di essere vissuta dignitosamente, possibilmente nella fraternità.

Ecco allora le prime indicazioni che ci vengono da questa Parola: l’invito ad ascoltare, ad essere pronti ad accogliere, a dar credito, a fidarsi, a sperare, a muoversi e su questa Parola gettare le reti anche dove fino a quel momento era stato inutile (Lc 5,5). 

 

C’è un secondo momento in questa pagina di Evangelo: Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastoriMaria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandolenel suo cuore”. Anche Maria è rimasta stupita eppure l’angelo non glielo aveva detto? Certo, ma la Parola seppur già ascoltata, seppur fatta propria, seppur già vissuta è sempre “nuova”, ha sempre delle nuove sfaccettature che colpiscono, non è mai scontata. Allora ecco l’esigenza di porvi sempre attenzione, esaminarla, interpretarla. Il verbo adoperato dall'evangelista nell’atteggiamento di Maria indica il cercarne il vero senso di qualcosa. La Parola va custodita, in essa va scoperto quel filo scarlatto che c’è nella nostra vita, che ci dà identità, che è il progetto di Dio sulla nostra vita che sempre ci stupisce e per il quale glorificare e lodare. È questo l’augurio che la Liturgia del primo giorno dell’anno ci fa: di avere sempre queste capacità.

(BiGio)

1 commento:

  1. Certo che ti svegli presto! Buongiorno Gianni e grazie per questa "spiegazione"
    Linda

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