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Per l’unità dei cristiani: intervista a Riccardo Burigana

Riccardo Burigana (direttore del Centro Studi per l’Ecumenismo): Quest’anno la Settimana parte, come accade da decenni, da un passo della Scrittura – “Credi tu questo?” (da Giovanni 11, 26) – ma ruota intorno al 1700° anniversario della celebrazione del Concilio di Nicea. È un invito a ripensare alle origini del cristianesimo per guardare all’oggi. Tanto più che questo anniversario richiama un tema centrale del cammino ecumenico contemporaneo, ossia: al di là delle Scritture, cosa veramente insieme crediamo?


La confessione di fede diventa uno dei temi su cui i cristiani si sono confrontati nel corso della storia, sempre ripensando a Nicea. Talvolta la professione di fede di Nicea è stata usata a fini apologetici. Ma, a partire dalla metà del XIX secolo – ossia da quando è iniziato il movimento ecumenico contemporaneo – rappresenta la vera “stella polare” a cui riferirsi.

Ricordiamo che il dialogo tra i cristiani che allora pensavano Cristo in maniere molto diverse, non è nato semplicemente per porre fine alle divisioni, bensì perché, pur con sensibilità diverse, si è sentito il bisogno di annunciare uno stesso Cristo al mondo. Potremmo dire che l’ecumenismo è iniziato allora, ed è una esperienza che rende la fede viva, dinamica, che richiama la dimensione globale dell’annuncio di Cristo al mondo, cosa che papa Francesco – di questi tempi – ha ben presente e più volte ha ribadito.

Alla vostra precisa domanda, rispondo, allora, così: il movimento ecumenico ha dato e continua a dare un grande contributo affinché tutti i cristiani restino a meditare la centralità della fede in Cristo, che è il cuore pulsante della vita individuale e comunitaria. E Cristo – oggi come sempre – è il Messiaprincipe della pace, secondo Isaia 9,6.

  • Vedi davvero questa progressione nell’ecumenismo?
L'intera intervista a cura di 

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