La confessione di fede diventa uno dei temi su cui i cristiani si sono confrontati nel corso della storia, sempre ripensando a Nicea. Talvolta la professione di fede di Nicea è stata usata a fini apologetici. Ma, a partire dalla metà del XIX secolo – ossia da quando è iniziato il movimento ecumenico contemporaneo – rappresenta la vera “stella polare” a cui riferirsi.
Ricordiamo che il dialogo tra i cristiani che allora pensavano Cristo in maniere molto diverse, non è nato semplicemente per porre fine alle divisioni, bensì perché, pur con sensibilità diverse, si è sentito il bisogno di annunciare uno stesso Cristo al mondo. Potremmo dire che l’ecumenismo è iniziato allora, ed è una esperienza che rende la fede viva, dinamica, che richiama la dimensione globale dell’annuncio di Cristo al mondo, cosa che papa Francesco – di questi tempi – ha ben presente e più volte ha ribadito.
Alla vostra precisa domanda, rispondo, allora, così: il movimento ecumenico ha dato e continua a dare un grande contributo affinché tutti i cristiani restino a meditare la centralità della fede in Cristo, che è il cuore pulsante della vita individuale e comunitaria. E Cristo – oggi come sempre – è il Messia, principe della pace, secondo Isaia 9,6.
- Vedi davvero questa progressione nell’ecumenismo?
Nessun commento:
Posta un commento