Abbiamo posto alcune domande al teologo Brunetto Salvarani su cristianesimo e dialogo interreligioso.
Prima domanda. In questo primo quarto di XXI secolo, dopo aver più volte convocato la clamorosa «morte di Dio», declinandola a seconda dei diversi ambiti che intrecciano il discorso pubblico, si assiste oggi alla sua problematizzazione, soprattutto perché, nei vari conflitti che continuano a funestare il pianeta, l’incidenza politica della questione «Dio» si ripropone con ineludibile drammaticità. È ancora possibile parlare di dialogo fra le religioni, o è questione che può ormai riguardare unicamente (eventualmente) la mistica?
Per quel che vedo, negli ultimi anni ci si riferisce comunemente, sempre più di frequente, alla conclamata crisi delle chiese, limitandosi a leggerla in chiave funzionale, sociologica o antropologica. In realtà tale crisi presenta una connotazione fortemente teologica. In altri termini: la crisi acuta delle chiese di questo nostro tempo incerto ed etimologicamente apocalittico, cioè rivelativo, mi pare sia riflesso e conseguenza diretta della crisi dell’immagine di Dio, e – alle nostre latitudini – tanto dell’immagine del Dio della tradizione giudaico-cristiana quanto del pur straordinario immaginario che vi è collegato ...
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