«Shalom, pace». Il termine ebraico “Shalom” indica diverse realtà, fra cui benessere, successo, prosperità, liberazione, salvezza, pace. Shalom indica la condizione di armonia della persona con sé stessa, con Dio, con il creato. In diversi paesi arabi la parola Shalom viene utilizzata nei saluti come augurio di bene e di pace; anche in Senegal i saluti in lingua wolof sono un augurio di pace: «Salam alekum – Malekum salam», un vero e proprio auspicio vicendevole dichiarando «La pace sia con te – La pace sia anche con te».
Nella Sacra Scrittura la pace è oggetto di benedizione (Nm 6, 26); i salmi presentano la pace come il dono di Dio per eccellenza (cfr. Sal 37, 11; 122, 6) la cui cura è affidata agli uomini; in diversi testi profetici la pace è vista nel senso di giustizia, diritto, accoglienza dei poveri, benessere, fedeltà. La pace, promessa per gli ultimi tempi, diventa la luce che guida il cammino del popolo.
Ma la storia dell’umanità è tragicamente segnata da guerre e conflitti di ogni genere e, nonostante i progressi culturali ed economici, oggi viviamo ancora il dramma di tante guerre che causano morti, sofferenze, migrazioni, precarietà, traumi fisici e mentali. In ogni guerra «qualcosa, forse molto, è morto per sempre… la gente che ha abbandonato quel Paese forse non tornerà. Le famiglie si sono divise… qualcosa forse è finito per sempre e molte amputazioni restano» (Andrea Riccardi, Il grido della pace, pp 33-34).
Ci sono, fra le altre, alcune “condizioni” fondamentali per poter vivere la pace, condizioni che sono vie per la pace: la giustizia, lo sviluppo, la libertà, il dialogo, l’educazione, il perdono, la preghiera.
Qui vengono delineate da p. Flavio Facchin a questo link:
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