I versi di grandi scrittori come il Nobel irlandese Heaney insegnano che le ferite di un presente “rotto” si sanano solo con la capacità di ricomporre i pezzi. E l’anima.
Ci sarà caduto qualcosa di mano: un oggetto, un soprammobile di ceramica, il cellulare. Un vetro rigato è segno e simbolo che il mondo non va più come prima. Quando qualcosa si rompe, si interrompe la vita. E ci dispiace. Raccogliamo i pezzi, come fosse un puzzle che però non invita al gioco, alla curiosità, ma solamente al rimpianto e al desiderio di capire se c’è qualcosa da fare, se c’è un rimedio, una riparazione. Riparare non è facile, richiede pazienza, decisione, speranza.
La convinzione che le cose si possano riparare è molto più forte di quella che le cose si possano “aggiustare”. Correre ai “ripari” fa capire che non si tratta solamente di un’operazione macchinosa, tecnica e provvisoria: riparare contiene il senso di ...
La riflessione di Antonio Spadaro continua a questo link:
https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202501/250106spadaro.pdf
Nessun commento:
Posta un commento