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Sinodo 2021-2024: a che punto siamo?

Terminata la fase continentale del processo sinodale è necessario fare il punto della situazione, a partire dal contributo ad essa offerto dalle Chiese italiane


Hanno destato una certa reazione, sia di approvazione che di disapprovazione, le recenti modifiche alla composizione del Sinodo dei Vescovi. Ad esso potranno partecipare e – soprattutto – votare 70 persone «non vescovi» (di cui almeno il 50% donne), ma individuate dai vescovi stessi e nominate dal Papa, in qualità di «memoria» della fase di ascolto e discernimento vissuta nelle Chiese locali e dalle loro rappresentanze nazionali e continentali.
Tale decisione è stata comunicata appena si è conclusa la fase continentale del cammino sinodale e dopo che sono stati resi pubblici i sette documenti corrispondenti. È tempo, allora, di riannodare le fila del processo in corso, a partire dal contributo che le chiese italiane hanno portato lo scorso marzo all’assemblea sinodale europea di Praga. Quest’autunno, infatti, ci eravamo lasciati con l’analisi del documento preparatorio alle sette assemblee continentali (DTC), condotta in rapporto a quanto emerso dalla sintesi nazionale italiana, per individuarne – come richiesto dal §106 del DTC – analogie, differenze e priorità, dal punto di vista sia delle relazioni con l’altro che delle strutture. Lo stesso lavoro di discernimento doveva essere effettuato dalle varie chiese (diocesi) locali, affinché poi le rispettive conferenze episcopali nazionali potessero offrirne una sintesi all’assemblea continentale di Praga. E così, nonostante qualche inerzia iniziale, è stato fatto. Il risultato è contenuto in un testo che sostanzialmente ribadisce quanto già espresso nella sintesi nazionale dell’estate 2022, riallineandosi però a certe tendenze emerse nel DTC – con cui si dichiara di avere una «forte convergenza», anche se non su tutto (come vedremo).

L'intero articolo di Sergio Ventura a questo link:


 

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