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Umiltà e perseveranza le due qualità dei testimoni

Credere la comunione con il Signore Risorto, la sua presenza costante nella nostra vita, non è cosa facile e scontata, non lo è stato per i discepoli e non lo è per noi


(L'Assunzione di Salvator Dalì)

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”: la resurrezione di Gesù dai morti dice la vittoria della comunione sulla separazione, dell’amore sull’inimicizia, della vita sulla morte. Gesù ha attraversato vittorioso la morte e ora, proprio grazie alla comunione di vita che circola sempre tra lui e il Padre e lo Spirito, può promettere ai suoi discepoli: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Il Risorto dona ai discepoli quella stessa comunione che lui ha vissuto con il Padre e lo Spirito Santo: “Io non sono solo perché il Padre è sempre con me” aveva detto durante l’ultima cena, quando aveva predetto l’abbandono dei discepoli nel momento dell’arresto e della passione (cf. Gv 16,32).

Ora questa comunione è donata ai discepoli perché la trasmettano a tutte le genti, perché essi, raggiunti e “ricreati” come persone e come comunità dal Signore Risorto, escano ora dalle loro paure e chiusure verso altri fratelli e sorelle, sulle strade del mondo, portando a tutti quell’amore che li ha ricreati, quel nome nuovo nel quale sono immersi con il battesimo e sono radunati come chiesa.

Certo, credere questa comunione con il Signore Risorto, questa sua presenza costante nella nostra vita, non è cosa facile e scontata, non lo è stato per i discepoli e non lo è per noi: Matteo ci dice che i discepoli nel momento stesso in cui vedono il Risorto dubitano. Per superare lo scetticismo occorre innanzitutto un movimento di obbedienza, di adesione alla parola del Signore, come fecero i discepoli che andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Poi occorre saper riconoscere il Signore, saper discernere la sua presenza e, per quanto essa sia sorprendente, accoglierla: “quando lo videro si prostrarono”. Ma occorre anche l’umiltà di riconoscere che siamo sempre dei credenti increduli e che per avanzare nel cammino abbiamo sempre bisogno che sia il Signore a venirci incontro, a farsi prossimo, a superare la distanza tra lui e noi.

E infine per perseverare nella comunione con il Signore dobbiamo riceve da lui la forza e la luce del suo Spirito che ci permette di essere testimoni e annunciatori della comunione che circola tra Padre, Figlio e Spirito Santo, comunione che è donata a ciascuno di noi.

Così il potere dell’amore che è stato dato al Figlio, viene donato a sua volta ai discepoli perché possano vivere il comandamento nuovo lasciato loro da Gesù e immersi in questo flusso di amore e comunione possano ricevere e donare a loro volta la vita.

Le parole del vangelo di oggi sono le ultime parole del vangelo di Matteo e mi sembra molto significativo che questo vangelo si chiuda con delle parole di Gesù che sono promessa e ricordo: promessa della sua presenza e ricordo di ciò che proprio all’inizio di questo vangelo ci era stato detto, ovvero che Gesù è l’Emmanuele atteso e invocato da Israele, il Dio-con-noi, Colui che è venuto nel mondo per salvare il mondo dalla morte e dal peccato. Sì, Gesù è il Dio-con-noi, il Signore vivente: questa è la nostra fede, questo è il nostro annuncio gioioso!

(sr Ilaria di Bose)

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