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V Domenica di Quaresima – Gv 8,1-11 – Credere nella misericordia

Undici versetti certamente scritti da Luca che creavano problemi seri alla Chiesa delle origini. Per un intero secolo sono stati totalmente espunti da ogni codice; per cinque secoli non è apparso nella Liturgia e fino al decimo secolo nessun Padre di lingua greca l’ha mai commentato. Questa pagina del Vangelo oggi non disturba meno di ieri. 


Questa quaresima ci ha posto inizialmente davanti ad una domanda: credo in chi? Ci ha poi proposto di credere alle promesse di un Dio che dona “vita” invitando alla fraternità e alla condivisione.

Al termine di questo cammino la Liturgia propone un Evangelo imbarazzante nel quale appare la violenza del pensarsi padroni con la proterva sicurezza di poter irridere la misericordia di Dio, il convincimento di poter tranne in inganno chiunque a fronte di un silenzio assordante. In opposto c’è il movimento di un chinarsi e di un rialzare lo sguardo che intuisce la vita in movimento, che ode il mormorio sottile del soffio dello Spirito, che conferma la ricchezza e la fecondità inesauribile delle promesse del Padre.

Undici versetti certamente scritti da Luca che creavano problemi seri alla Chiesa delle origini. Per un intero secolo sono stati totalmente espunti da ogni codice; per cinque secoli non è apparso nella Liturgia e fino al decimo secolo nessun Padre di lingua greca l’ha mai commentato. Agostino nel IV secolo motiva il perché di questo imbarazzo: si pensava che l’indulgenza di Gesù verso un’adultera, che non fa cenno di pentimento, potesse mettere in pericolo l’unità coniugale. Alla fine questo brano trova collocazione nel capitolo 8 dell’Evangelo di Giovanni, ma il suo habitat “naturale” è alla fine del capitolo 21 di Luca.

 

Scribi e farisei mentre Gesù insegna al popolo che si era stretto attorno a lui, irrompono per “metterlo alla prova” cioè per tentarlo: è il verbo che l’evangelista usa per le azioni del diavolo. C’è dileggio nei suoi confronti chiamandolo “Maestro” e c’è disprezzo per la donna “sorpresa in flagrante adulterio”. Se l’indicazione della Legge era quella della lapidazione, si era nella fase dello “sposalizio” che avveniva appena dopo i 12 anni. Se fosse stato in quella delle “nozze” (che iniziava dopo un anno da quell’evento e segnava l’inizio della convivenza), la pena avrebbe dovuto essere lo strangolamento.

La legalità qui diventa pretesto per irridere, è un pretendere di possedere la “verità”, il pensarsene padroni che sta alla radice della violenza contro la misericordia che Gesù annunciava. 

Gesù si china. Per tre volte, in forme diverse, è ripetuto questo verbo mentre tutti, la donna e gli accusatori, rimangono eretti, in piedi. Gesù invece rimane in basso, nella posizione del servo, non in quella del giudice che guarda dall’alto in basso chi si ritiene abbia sbagliato. La nostra traduzione dice che a un certo punto si alza. Non è così, il verbo usato rimane sempre lo stesso: quello dell’alzare lo sguardo mentre rimane seduto e alla fine guarda quella ragazza. Non giudica, non guarda il peccato commesso, gli preme il destino di chi l’ha commesso, le dà fiducia, le chiede un’assunzione di responsabilità: “va, non peccare più”. Il suo gesto di misericordia non è senza rischi: ha dato fiducia anche agli accusatori richiamandoli ad essere onesti con se stessi; non condanna neppure loro.

Alla fine non rivendica il suo successo correndo il pericolo di legare a sé la donna attraverso la sua gratitudine e semplicemente si allinea a quello che hanno fatto gli accusatori: “Nemmeno io ti condanno”. Le chiede di riprendere il suo cammino, di rinnovare la sua vita, le offre la possibilità di ricominciare in una nuova direzione dopo la caduta.

Per la Scrittura nessuno è senza peccato; le Tavole della Legge scritte con il dito di Dio sono date, rotte e ridonate (Es 32): per questo sono misericordia. Il peccato non porta Dio ad annullare l’Alleanza, ma a riproporla sempre di nuovo rinnovandola.

Gesù non condanna nessuno, perché Dio Padre l’ha mandato non per giudicare e castigare, ma per dire che Dio è più grande di ogni nostro peccato. Con tale atteggiamento nei confronti dei peccatori, egli opera una liberazione che non ha niente a che fare con il permissivismo: infatti sa bene che il peccato conduce alla morte, come l’adulterio porta alla lapidazione. Ma indica un’altra strada, dona una nuova vita: “neanch’io ti condanno”.

Questa pagina del Vangelo oggi non disturba meno di ieri. Non lascia tranquilli coloro che continuano ad arrogarsi il diritto, dal fortino inattaccabile del loro perbenismo, di scagliare pietre non più con le mani, ma diffamando, isolando, pronunciando giudizi severi, alimentando diffidenze, diffondendo pettegolezzi. Gesù non tollera che qualcuno scagli queste pietre dolorose e crudeli contro chi si regge a stento, piegato sotto il peso dei propri errori.

Il compito che deve essere assunto è tutt’altro, è l’affiancarsi loro per sostenerli nell’avvio di un percorso nuovo, diverso da quello fino a quel momento condotto.

Credere in Dioalle sue promesse perché è il Dio della vita nella fraternità e nella condivisione della misericordia.

(BiGio)

Da Al-Banna ad Al-Sharaa. L'Islam politico tra quietismo, jihad e prove di governo

Scoperto campo di sterminio in Messico. La Chiesa reagisce: “Vicini a tutte le vittime e ai familiari”

In Messico scoperto un campo di sterminio legato ai cartelli della droga. La Chiesa sostiene le vittime e promuove il progetto di pace, accompagnando le madri dei desaparecidos e denunciando la violenza dilagante


Orrore indicibile, anche in un Paese in cui la violenza è il pane quotidiano. Ma anche indignazione, voglia di dire basta, tanti piccoli eppure visibili segni di speranza, che arrivano dalle coraggiose madri delle persone scomparse, dalla società civile, dalla Chiesa, che con il Progetto nazionale di pace sta seminando in modo diffuso, a livello territoriale, e al tempo stesso in profondità. Nel fine settimana, il Messico si è fermato in una reazione corale dopo l’ultima, terribile scoperta: quella di un vero e proprio campo di concentramento e sterminio della criminalità organizzata, in particolare del potentissimo cartello Jalisco Nueva Generación, nel ranch Izaguirre, situato nel Comune di Teuchitlán, nello Stato di Jalisco, nel Messico centrale. C’erano tracce di persone detenute in condizioni disumane e forni crematori clandestini per bruciare i corpi delle vittime.

L'articolo di Bruno Desidera è a questo link:

https://www.agensir.it/mondo/2025/03/17/scoperto-campo-di-sterminio-in-messico-la-chiesa-reagisce-vicini-a-tutte-le-vittime-e-ai-familiari/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=la-newsletter-di-agensir-it_2

Alluvioni e siccità? Inevitabili e Venezia marcirà in 60 anni


 

Les Morts de la Rue: a Bruxelles la spoon river dei senza dimora

Un gruppo di volontari ha creato nella capitale belga una rete informale che si attiva ogni volta che un homeless muore per strada, al fine di garantire una sepoltura degna e coltivarne la memoria. Alcune “pietre d’inciampo” ne ricordano nomi. Un servizio della rivista di strada Scarp de’ tenis rivela che a Bruxelles i senzatetto sarebbero 10mila


L’idea nasce nel corso delle manifestazioni per la Giornata mondiale di lotta alla povertà del 2005, a Bruxelles. Un gruppo di persone senza dimora arriva con una finta bara e legge una lista di nomi di homeless morti. I partecipanti ammutoliscono e iniziano a riflettere. Secondo Servais, che lavora per la onlus Diogènes “è stato un momento di presa di coscienza – che ha portato alla creazione del collettivo – perché prima le persone senza dimora non morivano, semplicemente sparivano”. Oggi, invece, i volontari di Les Morts de la Rue hanno creato una rete formale e informale che li avvisa ogni qualvolta una persona che vive per strada (o che ci ha vissuto in passato) viene a mancare. A quel punto, parte la macchina organizzativa.

L'articolo di Paolo Riva è a questo link: 

https://www.agensir.it/europa/2025/03/31/les-morts-de-la-rue-a-bruxelles-la-spoon-river-dei-senza-dimora/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=la-newsletter-di-agensir-it_2

La denatalità non si combatte a colpi di bonus.

Dietro il drammatico e costante calo delle nascite, ci sono decenni di politiche per la famiglia mal calibrate. E ora il punto di non ritorno per la previdenza e le pensioni è dietro l’angolo. Conversazione con il docente e demografo della Cattolica di Milano, Alessandro Rosina


Il punto è che “abbiamo meno giovani in grado di diventare genitori: i salari in Italia sono bassi a fronte di un costo della vita alto in tutta Europa. E poi c’è tanta incertezza sul futuro. Il che pone molte coppie nelle condizioni di rinunciare ad avere un figlio. Purtroppo questa è la realtà dei fatti”. Va bene, ma come la mettiamo con i conti del welfare? Con la previdenza? Con la spesa pensionistica? Anche qui il problema c’è, ed è piuttosto grosso. “Il punto di non ritorno è vicino ...

L'intera conversazione con Alessandro Rosina a cura di Gianluca Zapponini è a questo link:

https://formiche.net/2025/03/nascite-istat-natalita-giovani-welfare-previdenza-rosina/#content

Assemblea sinodale. Castellucci: la Chiesa è vivace, non siamo in alto mare

Al briefing sui lavori, in corso Vaticano, della seconda assise delle Chiese in Italia, è emersa una spiccata dinamicità di confronto che si sta esprimendo anche attraverso alcune critiche alle cinquanta Proposizioni attorno alle quali fino a domani, 2 aprile, proseguirà il lavoro nei gruppi in vista della votazione di giovedì. Tra i temi al vaglio, l'integrazione delle persone che soffrono a causa delle proprie relazioni affettive e la corresponsabilità delle donne nelle diocesi


Un’assemblea vivace, segno che la Chiesa italiana è viva. È l'immagine restituita stamani, 1 aprile, nell'atrio dell'Aula Paolo VI in Vaticano, dai vertici del Comitato Nazionale del Cammino sinodale nel briefing con i giornalisti sulla Seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia (la seconda dopo quella di novembre scorso nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura). Monsignor Erio Castellucci e monsignor Valentino Bulgarelli - rispettivamente presidente e segretario del Comitato -, e don Gianluca Marchetti, sottosegretario della CEI, hanno illustrato il metodo di lavoro, il clima del confronto tra presuli, delegati diocesani e invitati, le prossime tappe. Su sollecitazione dei cronisti, anche qualche accenno ad alcune delle questioni che hanno ricevuto più critiche. 

L'articolo di Antonella Palermo è a questo link:

https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2025-04/seconda-assemblea-sinodale-briefing-cei-vescovi.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT

Assemblea Sinodale: Proposizioni senza gioia

È in corso di svolgimento a Roma la II Assemblea sinodale delle Chiese in Italia che, questa mattina, ha avviato il confronto con le 50 Proposizioni raccolte sotto il titolo «Perché la gioia sia piena». I limiti evidenti di questo testo, per riferimento alla dimensione liturgica della vita della Chiesa, sono stati messi in evidenza ieri da un articolo di Andrea Grillo (cf. qui).


A quanto si apprende, anche in aula sinodale le Chiese reali italiane (vescovi compresi) si sono espresse criticamente rispetto alle Proposizioni: sia per ciò che concerne il loro contenuto, sia per quanto riguarda il metodo scelto per redarle (poco trasparente e, quindi, in contraddizione con quello stile sinodale che papa Francesco richiede da tempo alla nostra Chiesa locale).

L’impressione che si ha nel leggerle è che esse abbiano ben poco a che fare con qualsiasi forma di sinodalità – essendo decisamente distanti non solo dai testi delle Chiese continentali che hanno istruito la fase di inizio del Sinodo sulla sinodalità della Chiesa cattolica, ma anche dal lavoro conclusivo che ne è scaturito e che papa Francesco ha fatto suo così come era. Alla libertà evangelica del ministero petrino non sembra dunque corrisponderne altrettanta da parte degli uffici centrali della CEI – rispetto ai quali un gran numero di confratelli nell’episcopato sta facendo davvero fatica a riconoscersi.

La riflessione di Marcello Neri è a questo link:

https://www.settimananews.it/sinodo/cei-sinodo-proposizioni-senza-gioia/?fbclid=IwY2xjawJZviJleHRuA2FlbQIxMQABHTsOT-uV9lj611VfyhaJhAaOu1I4ZUjcB9x6sQyN9vP72EtjunBg2Bwp1g_aem_KnWOoUjzKHLXFAgAOYb7Ag

Sindrome di Down. Il videomusical di CoorDown per l’inclusione delle persone nei luoghi decisionali

“No decision without us” è il video musicale lanciato da CoorDown in occasione dell'odierna Giornata mondiale della sindrome di Down per rivendicare la presenza delle persone con disabilità nei luoghi in cui si prendono le decisioni. La presidente Martina Fuga: “No passi indietro in tema di inclusione e partecipazione"


Un trascinante videomusical per rivendicare la presenza delle persone con disabilità nei luoghi in cui si prendono le decisioni relative alle autonomie personali e ai diversi aspetti della vita sociale e civile. Si tratta di No decision without us, la campagna di sensibilizzazione internazionale lanciata da CoorDown in occasione del 21 marzo, Giornata mondiale della sindrome di Down. L’inclusione non sarà mai possibile se il mondo continuerà ad essere disegnato da “pochi” per “pochi”, sostiene il Coordinamento. Secondo l’Oms, almeno un miliardo di persone, il 15% della popolazione globale, vive una condizione di disabilità e di esclusione.

L'articolo di Giovanna Pasqualin Traversa è a questo link:

https://www.agensir.it/mondo/2025/03/21/sindrome-di-down-il-videomusical-di-coordown-per-linclusione-delle-persone-nei-luoghi-decisionali/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=la-newsletter-di-agensir-it_2

Censis, quale ruolo per i cristiani nella società contemporanea

Con due interviste a Massimo Cacciari e Fabio Rosini la presentazione del rapporto presentato dall'istituto di ricerca socioeconomica nella Basilica di San Giovanni in Laterano. La necessità di un'alleanza tra i pensanti, prima ancora che tra credenti e non credenti, per contrastare il “paradigma tecnocratico".


Lo spirito di Teilhard de Chardin, il poliedrico gesuita di cui in questi giorni si celebrano i 70 anni dalla morte, ha aleggiato dall’inizio alla fine dell’incontro che si è svolto stamattina nella basilica di San Giovanni in Laterano. “La responsabilità della speranza e il lavoro dello spirito” era il tema dell’evento che, partendo da una recente ricerca del Censis, ha spinto al confronto diversi e prestigiosi relatori, da Giuseppe De Rita a Massimo Cacciari, da padre Antonio Spadaro a don Fabio Rosini a Andrea Riccardi. L’espressione “lavoro dello spirito” nasce da Max Weber, ha ricordato il filosofo Massimo Cacciari (che l’ha usata come titolo di un saggio pubblicato nel 2020 da Adelphi) che concorda con De Rita, e quindi con De Lubac citato spesso da Francesco, che lo spirito sia proprio il padre dell’unità, dell’armonia. La sua è una riflessione «da non credente» commenta parlando ai media vaticani, «e da persona consapevole che oggi ci ritroviamo di fronte a una sfida enorme: il dominio dell’uomo tecnico e dell’homo oeconomicus sull’homo politicus. Nel modello weberiano si presumeva che non solo vi fosse l’homo politicus, ma che vi fosse una élite politica in grado di interpretare le tendenze dell’epoca. Oggi questo non avviene più ...

L'articolo di Guglielmo Gallone è a questo link:

Adolescence, la youth revolution e il futuro sismico del pianeta

Disagi, angosce giovanili ed i rapporti fra figli e genitori che fanno da sfondo alla serie televisiva Adolescence prefigurano anche una sorta di nuova rivendicazione generazionale, tecnologicamente e culturalmente molto diversa dal mitico 1968.


Il nome, la sigla, gli slogans ancora non ci sono, ma il lievito é in fermento da mesi. Ed è il lievito esistenziale delle generazioni post 2000 che si stagliano sullo sfondo delle seguitissime puntate televisive di Adolescence. Lì muove la nebulosa delle speranze, dell’immaginazione, la rabbia per le delusioni e l’impulso di cambiare il mondo prima che il mondo cambi per sempre loro.

The youth revolution é in progress, pronta a scattare con un link, un post, un selfie oppure un Whatsapp sull’universo di siti di manosphere ed a strabiliare psicologi, sociologi, opinionisti e storici che constateranno quanto siano superate e obsolete le analogie col 1968, tirate fuori dai cassetti della memoria e della malinconica nostalgia per una pur entusiasmante stagione di profezie e sogni solo in piccola parte realizzatesi. No, la new youth revolution non é un nuovo ’68, ma una scossa politico culturale glocal, globale e locale, destinata a ...

L’analisi di Gianfranco D’Anna è a questo link:

https://formiche.net/2025/03/adolescence-la-youth-revolution-e-il-futuro-sismico-del-pianeta/#content

Ora c'è un motivo in più per il salario minimo

 Ora c’è un motivo in più per auspicare l’introduzione di un salario minimo legale. E viene da una sentenza della Corte di Cassazione


Ora c’è un motivo in più per auspicare l’introduzione di un salario minimo legale, ed è molto serio. La Corte di Cassazione ha sentenziato che anche la retribuzione minima stabilita dal contratto collettivo di categoria sottoscritto dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative è soggetta al sindacato giudiziale di rispetto dei criteri di sufficienza e proporzionalità di cui all’articolo 36 della Carta costituzionale e, ove non conforme, debba essere sostituita con la retribuzione stabilita dal contratto collettivo della categoria “più affine”. Questo implica che i giudici possono svolgere – e in alcuni casi hanno già svolto – una funzione di supplenza, fissando i minimi retributivi e orientando anche le aziende verso la scelta di un Ccnl piuttosto che un altro...

L'articolo di Marco Leonardi è a questo link: