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Per combattere l'immigrazione irregolare si rischia di riprodurla

È illusorio credere di poter ridurre il fenomeno dell'immigrazione irregolare senza attuare allo stesso tempo politiche di immigrazione legale e di regolarizzazione delle posizioni meritevoli

Già Dicevamo che non avremmo dovuto spogliare i Paesi in via di sviluppo dei loro talenti, ma contribuire a formarli perché diventassero classe dirigente a casa loro. Oggi però l’Europa cerca giovani talenti, lavoratori qualificati e quadri, anche da quei Paesi. Già nel 2016 la “Direttiva studenti” (2016/801/Ue) osservava, pur con diversi caveat, che “al fine di garantire in futuro una forza lavoro altamente qualificata, gli studenti che si laureano nell'Unione dovrebbero avere la possibilità di rimanere sul territorio dello Stato membro”. Ad ostacolare l’obiettivo v’è però l’eccessiva circospezione delle regole nazionali e una pesante, lenta burocrazia. Il paradosso è che diversi Paesi spendono ogni anno ingenti somme in borse di studio per gli studenti stranieri che si iscrivono presso le loro università, per poi dare loro, una volta laureati, un’avara manciata di tempo entro il quale trovare lavoro oppure andare via. Non c’è quindi da stupirsi se ...

L'articolo di Paolo Morozzo della Rocca è a questo link:

https://www.blogger.com/u/1/blog/post/edit/4950829250718985246/2631399233541347808

Acque minerali contaminate da PFAS e pesticidi: c’è anche la tua preferita tra quelle analizzate nel test svizzero?

I pesticidi non si fermano all'acqua proveniente dalle fonti: nel test K-Tipp, 12 prodotti su 15 contenevano una sostanza chimica che proviene principalmente dalle tossine dall'industria. Non si tratta di marchi italiani, ma alcuni si possono trovare da Aldi e Lidl


In molti sono portati a considerare – complici spot evocativi e spesso ingannevoli – l’acqua minerale naturale pura e salutare, proveniente da fonti incontaminate. Ma per fortuna, sono sempre di più le analisi che mettono in discussione questa idilliaca visione.
L’ultimo test, condotto dal magazine svizzero K-Tipp, ha sollevato preoccupazioni sulla presenza di acido trifluoroacetico (TFA), una sostanza chimica derivante dalla decomposizione dei PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche), nelle acque minerali per lo più vendute in ...

L'articolo di Germana Carillo è a questo link:

https://www.greenme.it/ambiente/acqua/acque-minerali-contaminate-da-pfas-e-pesticidi-ce-anche-la-tua-preferita-tra-quelle-analizzate-nei-test/

Salute, ricerca e industria. Ecco chi ha ricevuto gli Healthcare Awards

Healthcare Policy e Formiche, quest’anno all’Aquila per la seconda edizione degli Healthcare Awards, premiano eccellenze istituzionali, scientifiche e industriali che stanno contribuendo a trasformare il sistema salute


Innovazione, ricerca, territorio, associazioni pazienti e ruolo strategico dell’industria. Ma anche e soprattutto cooperazione fra tutte le parti coinvolte, con particolare riferimento alla collaborazione fra pubblico e privato. Questi i pilastri fondamentali per la costruzione della salute del domani, emersi in occasione della seconda edizione degli Healthcare Awards, l’iniziativa promossa da Formiche e Healthcare Policy per valorizzare le realtà che contribuiscono concretamente all’evoluzione del sistema salute. Quest’anno la cerimonia si è svolta a L’Aquila, presso il Palazzo dell’Emiciclo, sede del Consiglio regionale d’Abruzzo.
“In un dialogo che coinvolge imprese, ricerca, istituzioni e comunità locali – spiega Alessandra Maria Claudia Micelli, direttore di Healthcare Policy – gli Healthcare Awards premiano realtà virtuose che promuovono la salute nel nostro Paese e sul territorio”.
Ma non solo....

Ma che sto­ria rac­conti? Lite sullo stu­dio a scuola

Le indi­ca­zioni mini­ste­riali, redatte da un gruppo di lavoro di cui fanno parte Erne­sto Galli della Log­gia ed Elvira Miglia­rio, hanno susci­tato riserve sulla «esclu­siva occi­den­tale». Discu­tono con i due mem­bri della com­mis­sione le voci cri­ti­che del medievi Scarpari Maurizio e Franco Cardini


Maurizio Scarpari: Le indicazioni ministeriali affermano che la dimensione della storia ha segnato solo l’Occidente e non le culture diverse dalla nostra. Come studioso della Cina trovo che tale impostazione rifletta una visione eurocentrica che svaluta le altre civiltà e in passato ha giustificato l’espansione coloniale in nome di una presunta superiorità, creando molti danni al resto del mondo. Oggi l’Occidente — concetto peraltro difficile da maneggiare — appare sotto attacco da parte di autocrazie, in particolare la Russia e la Cina, che trovano vasti appoggi nel Sud globale. Si va verso un cambiamento dell’ordine mondiale, con Pechino che trae vantaggio da sviluppi come le guerre dell’Ucraina e di Gaza, in vista di un conflitto decisivo con gli Stati Uniti. Questa trasformazione epocale richiede una riflessione che vada oltre lo stereotipo ideologico dello scontro tra Oriente e Occidente, tanto più nel momento in cui l’amministrazione Trump sta destabilizzando gli equilibri del passato....

La sintesi del dibattito è a questo link:

https://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera-la-lettura/20250406/282462829747420?srsltid=AfmBOoppwcWbOuQ5uAYrbaMzdvviQzFAi4cOROXqBUl_7FuV51JjEz_M

Pochi i servizi nei quali tra le iniziative di Francesco si è fatto memoria del cammino sinodale: perchè?

Sono stati pochi i servizi nei quali si è fatto memoria del cammino sinodale che ha caratterizzato l'ultima parte del pontificato di Francesco. Spero non sia un segnale negativo se non altro perché, a mio avviso, con l'insistente annuncio della misericordia, la "Fratelli tutti" (il dialogo interreligioso), la “Chiesa aperta e in uscita”, sono i perni del pontificato di Francesco che vengono consegnati al suo successore. 


Certo, come ha ricordato il card. Re nell’omelia delle esequie, assieme al rinnovamento della Chiesa (alla cui base sta la sinodalità, ndr), c’è anche l’attenzione agli ultimi e l’impegno per la pace. Questi elementi sono apparsi più che celebrativi come la sintesi di una lettura ampiamente diffusa nel collegio cardinalizio, perciò programmatici. Molto dipenderà dalla personalità del successore, ma sembra difficile che possa discostarsi radicalmente da questi solchi tracciati da Papa Francesco. Ora non rimane che attendere l’omelia della Messa “Pro Eligendo Pontefice” per comprendere quali caratteristiche e per quale missione cercheranno la figura del prossimo Papa.

 

A riguardo della sinodalità quattro sono gli interventi che ho rintracciato nella marea dei ricordi e delle interviste. La prima è stata quella al card. Gianfranco Ravasi che ha affermato:

Francesco si era accorto che la Chiesa si stava sfrangiando. Per questo ha dato grande peso alla sinodalità, nel senso letterale di camminare insieme: per tentare l’armonia».  La pluralità è una ricchezza. La Chiesa delle origini era complicata, tutt’altro che un blocco monolitico. Pensi a Pietro e Paolo. A quello che scrive l’Apostolo nella Prima Lettera ai Corinzi, “ciascuno di voi dice: io sono di Paolo, io invece sono di Apollo, e io di Cefa, e io di Cristo!”. Dobbiamo camminare insieme con piedi che procedono a velocità differenti. Il compito più importante del prossimo Papa sarà riuscire a conservare la pluralità senza che questo significhi divisione. Francesco aveva avvertito il pericolo”. 

 

Il secondo passo che ho trovato è la risposta data dal card. Mimmo Battaglia ad una domanda che evidenziava i contrasti che le proposte di papa Francesco spesso incontravano:

La sinodalità è un processo aperto da papa Francesco che passa attraverso anche il confronto e le discussioni: la sinodalità è anche questo. Al contempo non si deve dimenticare che le riforme di Francesco non erano “politiche” ma evangeliche: per rendere la struttura della Chiesa più utile alla causa del Regno e al servizio dell’uomo e sono certo che questo processo continuerà”.

 

La terza osservazione sulla sinodalità che ho incontrato è quella di Fulvio Ferrario:

La dimensione della “sinodalità” (categoria relativamente nuova nel linguaggio ecclesiastico) ha caratterizzato, su iniziativa di Francesco, l’ultima fase del suo pontificato. Il termine sembra indicare l’opportunità di un ampio dialogo all’interno della Chiesa, ai suoi vari livelli, dalla parrocchia in su: tale dialogo dovrebbe, secondo le intenzioni, favorire l’espressione di chi, nella comunione cattolica, di fatto non detiene potere decisionale, dunque il cosiddetto “laicato”. La proposta, a quanto risulta, ha intercettato un’esigenza assai diffusa in una Chiesa che si definisce mediante l’interessante espressione di “comunione gerarchica”. C’è stato anche chi ha pensato di utilizzare questo “spazio sinodale” per sottolineare il sostantivo “comunione” rispetto all’aggettivo “gerarchica”. Il papa ha creduto di individuare soprattutto in Germania tendenze in questo senso ed è intervenuto ricordando al presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, Georg Bätzing, che in Germania c’era già una Chiesa protestante e non si avvertiva il bisogno di crearne una seconda”. 

 

L’ultima molto significativa che ho trovato è all’interno dell’omelia di mons. Heiner Wilmer vescovo di Hildsheim, a sud di Hannover:

La gioia evangelica della fede è la forza che dà forma a una Chiesa sinodale – come comunità in cui tutti camminano insieme, non come istituzione di potere dove alcuni decidono dall’alto.

Per papa Francesco il Sinodo non era solo un evento a un incontro, ma uno stile. Lo stile di Gesù: ascoltare, discernere, cercare insieme la via. Essere sinodali significa prendersi sul serio gli uni gli altri, comprendere l’altro come inviato da Dio e scoprire insieme ciò che lo Spirito Santo vuole dirci oggi.

È la forma fondamentale della Chiesa, dice Francesco, perché solo così il popolo di Dio può crescere: nella verità, nella libertà, nella responsabilità – ma, soprattutto, nella gioia di essere cristiani.

Questo è confortante, perché significa che nessuno deve camminare da solo, che la Chiesa può essere un luogo in cui ogni voce conta e viene ascoltata, ogni ferita è vista e viene lenita. Ma ci chiama anche a seguire: cammina insieme a noi. Ascolta. Non chiedere prima: chi ha ragione? Ma, piuttosto: dove ci chiama lo spirito, insieme? mai senza l’altro”.

(BiGio)


Chi desiderasse leggere interamente l'omelia di mons Heiner Wilmer: 

https://www.settimananews.it/papa/in-ricordo-di-lui/?fbclid=IwY2xjawJ7BbtleHRuA2FlbQIxMQBicmlkETFyajI2UkpLTnlyN3h4ZkNSAR67FO3JmCXtRwLptzIaKbRtD3Bb7qvOqAmqyR-3tTPhq5k8UV8MgUA8i4HsWw_aem_aNcs822WauzBb4A6JKhXTA

 

La «carne tenera» e il cambio di paradigma. Meditazione di un presentimento su papa Francesco

Se vogliamo onorare la memoria di un papa che abbiamo appena salutato per sempre, se vogliamo guardare negli occhi fino in fondo i milioni di fedeli che non sono disposti ad ascoltare una sintesi burocratica del suo pontificato, se abbiamo il coraggio di salire su quel pinnacolo del tempio, su cui Francesco si è lasciato tentare per 12 anni, allora dobbiamo alzare e ampliare lo sguardo.


Non capiremo Francesco finché lo metteremo nel breve spazio dei suoi 12 anni di pontificato. Una cronistoria, anche dettagliata, non basta. Neppure lo capiremo del tutto se lo avremo collocato nella intera parabola della sua vita, dal 1936 al 2025. E’ già molto, ma non è sufficiente. Per capirne il significato dobbiamo leggerlo in una evoluzione secolare, che ha segnato la Chiesa cattolica in modo davvero profondo. Aveva detto un teologo sudamericano: “ma come è stato possibile che quel 13 marzo del 2013 noi abbiamo potuto riconoscere, in quell’uomo vestito di bianco, ma che faceva cose inaudite già nei primi minuti di pontificato, proprio un papa?”. Il teologo rispose subito: “perché il Concilio ce ne aveva dato il presentimento”. E’ inutile dire che per alcuni, nemmeno dopo 12 anni, il riconoscimento è stato facile. Se il Concilio Vaticano II non ti ha parlato, Francesco resta per te un estraneo, forse uno sgorbio o addirittura un pericolo. ...

L'intera riflessione di Andrea Grillo è a questo link:

https://www.cittadellaeditrice.com/munera/la-carne-tenera-e-il-cambio-di-paradigma-meditazione-di-un-presentimento-su-papa-francesco/?fbclid=IwY2xjawJ5zzxleHRuA2FlbQIxMQBicmlkETFyajI2UkpLTnlyN3h4ZkNSAR7H7mFbj5wFD_NwX4odDzoLIqjyy443U87zJCz-al7TcThEvzApliCWSjTJ0w_aem_Bft-xbFgzURdZkh8Prue7g

Nella II Domenica di Pasqua abbiamo pregato così ....

(Risurrezion, opera di Francesco Sabbatucci)

Introduzione

Oggi celebriamo la seconda domenica di Pasqua e non la prima domenica dopo Pasqua, perché la Pasqua del Signore Gesù non è al passato, ma continua. Una volta questa domenica si chiamava “in albis”, perché i battezzati deponevano la veste bianca del battesimo ricevuto la notte di Pasqua. Oggi si chiama anche Domenica della Divina Misericordia, perché si vuole celebrare l’amore misericordioso di Dio, che dona a tutti i suoi figli e figlie il perdono dei peccati e la vita nuova della resurrezione del Figlio suo Gesù.

La Pasqua continua, perché all’incontro con i segni della resurrezione di Cristo segue l’incontro personale con il Signore risorto. Anzi, come narra il Vangelo di Giovanni di questa domenica, è Gesù stesso che va ad incontrare i discepoli e ad aprire la porta della casa, in cui erano chiusi per timore dei Giudei. E l’incredulità di Tommaso, che era assente agli incontri precedenti con il Risorto, si dissolve di fronte al Signore in persona e per credergli non ha più bisogno dei segni oggettivi della resurrezione.

Nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, Pietro e i discepoli, che hanno già incontrato il Risorto, compiono segni e gesti che annunciano agli ammalati e a tutti i peccatori la liberazione dal male, per cui si aggiungono sempre più credenti al Signore.

Nella seconda lettura, dal libro dell’Apocalisse, l’apostolo Giovanni ha una visione del Risorto, del Vivente, che era morto, ma ora vive per sempre, e riceve la missione di scrivere le cose che ha visto a testimonianza per il presente e per il futuro.

Oggi è anche la prima domenica in cui la Chiesa universale è orfana di Papa Francesco, non più vivente su questa terra, ma per sempre di fronte al Signore nel Suo Regno.  

 

Intenzioni Penitenziali

1)  Signore, ti chiediamo perdono per quando restiamo, personalmente o come comunità, chiusi nelle nostre paure e non abbiamo ancora compreso che la resurrezione di Cristo è l’apertura della Chiesa alla speranza per tutta l’umanità … Kyrie, eleison

.2) Cristo, ti chiediamo perdono perché spesso consideriamo la risurrezione solo un fatto straordinario ed estraneo alla nostra esistenza quotidiana … Christe, eleison

3)  Signore, pietà per quando non abbiamo il coraggio di essere testimoni e operatori di pace, di quella stessa pace che ci dona il Signore risorto … Kyrie, eleison

  

Preghiere dei Fedeli

1) Preghiamo per la Chiesa, perché continui sulla strada evangelica di Papa Francesco, che domenica scorsa, giorno di Pasqua, poche ore prima che morisse, ha speso tutte le sue ultime energie per un accorato appello di pace e per benedire il Popolo di Dio, fatto di fratelli tutti, preghiamo …

2)   Preghiamo per i potenti del mondo, perché la loro partecipazione al funerale di Papa Francesco di ieri provochi una conversione alla politica della pace, dell’accoglienza dei migranti, dell’attenzione agli ultimi e al rispetto dell’ambiente, preghiamo … 

3)  Preghiamo perché con la rispettosa vicinanza agli ammalati e ai sofferenti possiamo essere testimoni umili e credibili di speranza, preghiamo …  

4)  Preghiamo per la nostra comunità, perché ci lasciamo incontrare dal Signore risorto, che ci vuole far partecipi della Sua resurrezione, per coinvolgerci, giorno per giorno, nella vita nuova che nasce dal dono della propria agli altri, preghiamo … 

*****

L'Agesci ha ricordato papa Francesco con queste parole:

Quanta tristezza per averti perduto, quanta gratitudine per averti avuto con noi. Hai dato forza ai nostri passi, coraggio alle nostre mani, orizzonti al nostro guardo. Vivrai ancora lungo nei gesti, nelle parole e nell'impegno di oltre 180.000 guide e scout Agesci. 

Saremo le tue gambe, le tue mani, il tuo sorriso per tornare su ogni frontiera dove urge riportare umanità e inclusione; per riprenderci la cura della casa comune, crescere un’ecologia integrale, chiedere con giustizia e dando voce ai più piccoli della storia; stimolare la conversione missionaria della chiesa, in una dimensione sinodale, di partecipazione e di valorizzazione di tutti i carismi nella cura delle comunità; per facilitare l’incontro in confronto dei movimenti popolari sulla terra, chiedendo una conversione delle politiche per garantire i diritti fondamentali e i bisogni primari ad ogni essere umano; per dare fiato il corpo al grido di pace, di disarmo, di giustizia, di non violenza e di difesa delle popolazioni civile in ogni angolo del globo; per scegliere come destinazione del nostro contributo i luoghi più critici e bisognosi di giustizia e prossimità del nostro tempo; per lavare i piedi anche letteralmente a chi è considerato “scarto” della società nelle carceri, nei centri di accoglienza, nei campi nomadi, nei centri città la notte, nelle case per anziani, nelle strutture di cura, negli ambienti deturpati e inquinati; per crescere nella fratellanza universale con i giovani del nostro tempo, incarnando un mondo possibile di fratelli tutti.

Per tutto questo e per l’immensità del patrimonio di parole e gesti che ci consegni, che ci vorrà una vita riscoprire mettere in pratica, ti diciamo il nostro grazie più grande. Ti affidiamo a quel Dio di cui ha portato il sorriso e la carezza a miliardi di persone. 

Ciao Papa Francesco

*****

Al termine dell'Eucaristia abbiamo anche ricordato e ringraziato il Signore per i 50 anni di matrimonio di Ennio e Beba



Il Foglietto "La Resurrezione" di Domenica 27 aprile 2025

 



II Domenica di Pasqua - Gv 20,19-31

"Pace a voi" sono le prime parole di Gesù Risorto e le ripete tre volte: perchè e, poi, cos'è 'sta "pace"? inoltre non tanto il potere di perdonare i peccati quanto un avviso a chi non perdona...

Oggi incontriamo anche Tommaso, nostro gemello, che stigmatizziamo come incredulo; se fosse invece una espressione di gioia e di sorpresa come quelle che abbiamo noi quando al racconto di un evento esplodiamo con un "Ma no ... non ci credo, è impossibile" sottintendendo "troppo bello!"?



Domenica scorsa l’Evangelo di Giovanni di fronte alla tomba vuota invitava a far memoria della Scrittura, delle parole di Gesù, a renderle vive, a farle interloquire con il presente per comprenderlo e chiedeva di iniziare a guardare, a vivere oltre gli orizzonti di tutte le morti amando o cercando di amare come Cristo ha amato e, soprattutto, credendo al suo amore per noi.

In quello stesso giorno, il primo della settimana, i discepoli chiusi nel cenacolo per paura e sconcertati dal racconto di Maria di Magdala e da quanto Pietro e Giovanni avevano visto con i loro occhi, si trovano anche loro a far una esperienza che li sorprende. Vedono Gesù ritto in piedi in mezzo a loro e le prime parole che dice sono “Pace a voi”. Non è un augurio, è una affermazione o, meglio, un dono del tutto gratuito a chi, per la loro condotta, potevano aspettarsi di tutto fuorché un dono da un Gesù con i segni della crocefissione e della sua morte vivi nel suo corpo. Lui “sta in mezzo”, non davanti, non in alto. Il suo amore è unilaterale, non è obbediente a una logica di reciprocità e soprattutto non dipende dal comportamento degli altri. Non c’è una gerarchia di persone che sono più o meno vicine a lui, è uno di loro, tra di loro e tutti hanno la stessa uguale possibilità di relazione con lui. Questo vale anche per noi nella nostra realtà ecclesiale, si chiama “sinodalità” tanto cara a papa Francesco ma fino ad oggi ricordata solo da un Cardinale e un cronista. 

Pace a voi”. In questi 11 versetti Gesù lo dice tre volte, numero perfetto e rappresenta la totalità cosmica: cielo, terra, uomo. Annuncio che divide la pericope odierna in tre parti e coinvolge la realtà di Gesù tra i discepoli, il compito che questo annuncio consegna loro ed infine riguarda tutti noi, gemelli di Tommaso che, con lui potremmo condividere il soprannome di Simone: “Pietro” nel senso che abbiamo la testa dura.

Nel suo discorso di addio nell’Ultima Cena Gesù aveva detto “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo io la do a voi. Non si turbi il vostro cuore” (Gv 14,27) e ora riafferma questo suo dono sempre all’indicativo presente. Anche oggi noi siamo turbati in un modo che ci appare aver perso la ragione: il clangore incessante delle armi, la volontà di armarsi sempre di più per paura, i profitti legati alla produzione di strumenti di morte in sistemi produttivi che rifioriscono grazie a questa nuova prospettiva e si rigenerano convertendosi alla fabbricazione di armi magari giustificandosi con il fatto che così “almeno” non licenziano gli operai.

In questo nostro mondo così bisognoso di “pace” che cosa significa l’annuncio del Vivente? Non certo che risolve i problemi che stanno sotto ai 57 conflitti attualmente attivi nel mondo facendo così tacere le armi e vivere tutti i popoli in una idilliaca serenità. Dio non ci toglie nessuna patata dal fuoco: significherebbe toglierci la responsabilità (=il peso delle cose) e la libertà. Ci ha affidato la creazione e ci ha dato il compito di custodirla portandola a termine. Una creazione che non è nostra proprietà e che saremo chiamati a restituire (sperando che non siamo le sue macerie o, peggio, le sue ceneri).

La “pace” che lui ci ha donato, ci dona e ci donerà sempre è la riconciliazione tra cielo e terra acquisita attraverso il dono della sua vita riscattando l’incapacità dell’uomo di rimanere fedele all’Alleanza con il Padre. Lui rimane fedele a chi l’ha abbandonato e la questa colpa non impedisce loro il futuro e la relazione con lui. Chi ama non imputa a nessuno le ferite inflitte a chiunque, anzi Gesù ci abilita e ci incoraggia ad amare in modo analogo al suo, cioè a perdonare e ce lo affida come compito. È questo che fa quando alita su di loro, su di noi, donandoci il suo Spirito, ci infonde la capacità di vivere come lui ha vissuto, un dono per gli altri. Qui le parole di Gesù suonano come avvertimento: “a chi non rimetterete i peccati resteranno non rimessi”, cioè sarà vostra responsabilità aver tenuto il peccatore nella prigionia del male commesso, averlo reso ostaggio del proprio passato: io non ho fatto così.

Riconciliandoci con il Padre, Gesù ci ha “giustificati” per questo siamo “in pace con Dio” (Rm 5,1). Questo ci rende operatori di pace (Mt 5,9) nel nostro quotidiano, capaci di aprire continuamente cantieri di pace, tutti quelli possibili, con tutti come ci invita S. Paolo (Rm 12,18). Non una pace ideale, ma quella possibile, concreta smettendo di piangere su quella che non abbiamo o non c’è. Ci è chiesto di avere quelle “viscere di misericordia” del Padre dalle quale scaturisce solo vita e non altro. Nel concreto del nostro quotidiano significa partire dal rispetto del diritto, della giustizia, denunciando le prevaricazioni di qualsiasi tipo ma senza fermarsi qua, ricostruendo rispetto dove c’è diffidenza fonte di violenza, condividendo la fatica di rilanciare relazioni interrotte. Riconoscendo e dando corpo a tutte quelle realtà che già agiscono in questa direzione senza preconcetti.

Questo è quello che con il nostro gemello Tommaso ci farà stare diritti in piedi davanti al Signore riconoscendolo come il Vivente superando non tanto l’incredulità che invece alcuni leggono come espressione di meraviglia come accade anche a noi quando ad una notizia esplodiamo un “No, non è possibile!”, ma appunto pensando concreto l’impossibile di Dio, sperando sempre al di là di ogni speranza (Rm 4,18).

(BiGio)

Rosanna Virgili "Ecco come le Scritture accompagnano il Papa verso la sepoltura"

Il dialogo stupendo di Francesco con il Signore alla fine della sua vita terrena rispecchia il confronto di Gesù con Pietro, la vicenda di Lazzaro, i salmi e la lezione di uno scrittore come Péguy


Papa Francesco ha scritto la preghiera che avrebbe accompagnato il suo corpo alla sepoltura. Si tratta di un dialogo stupendo col Signore interpretato dalle scene e dalle parole della Scrittura. L’antifona porta quella della morte di Lazzaro quando, dinanzi alla tomba del fratello morto, lo accoglie Marta rammaricata perché Gesù era arrivato troppo tardi a salvargli la vita.
Come Marta, anche Francesco affronta la sfida della fede nella prova più dura, quella che appare dinanzi al cadavere della persona amata. E come, insieme a lei e a quello di tutti i credenti, anche il cuore del Papa regge fiducioso invocando: «La speranza di Cristo sia con tutti voi». Poiché è «nella speranza che – come dice san Paolo – noi siamo stati salvati» (Rm 8,24). Si avverte subito che ci sarà anche lui a recitare tutto il libretto con gli oranti che andranno in processione, che in quelle parole batterà ancora il suo cuore e avrà fiato la sua voce. Ed ecco la seconda scena ...

A questo link:

A 15 anni questo ragazzo ha fondato un’organizzazione no-profit che ha già riciclato 625mila batterie

 A dieci anni ha fondato una no-profit per salvare il pianeta dalle batterie usate: la storia di Sri Nihal Tammana


Nel cuore del New Jersey, un giovane di nome Sri Nihal Tammana ha intrapreso un viaggio straordinario che lo ha portato a diventare un faro di speranza per l’ambiente. All’età di 10 anni, mentre festeggiava il suo compleanno, Nihal assistette a una notizia sconvolgente: un impianto di smaltimento rifiuti in California era stato devastato da un’esplosione causata da una batteria al litio smaltita impropriamente. Un evento che gli lasciò un’impronta.
Con il sostegno della sua famiglia, così, Nihal fondò nel 2019 “Recycle My Battery”(RMB), un’organizzazione no-profit dedicata a promuovere il corretto smaltimento e riciclaggio delle batterie. Iniziò ...

L'articolo di Germana Carillo è a questo link:

https://www.greenme.it/ambiente/rifiuti-e-riciclaggio/a-15-anni-questo-ragazzo-ha-fondato-unorganizzazione-no-profit-che-ha-gia-riciclato-625mila-batterie/

La Chiesa di fronte alla “zona grigia”

Forse la diffusa consapevolezza che stiano accadendo cose troppo rilevanti per restare cauti ha dato a tutti l’esigenza di forza e chiarezza e così il convegno che si è tenuto ieri a San Giovanni in Laterano sul tema «La responsabilità della Speranza e il lavoro dello spirito» non è stato soltanto un convegno, forse la presa d’atto del bisogno di una comune ricerca, espressa con la chiarezza che si ha nell’urgenza.

Nel corso dell’evento sono stati affrontati i risultati della ricerca condotta dal CENSIS su «Il lavoro dello spirito e la responsabilità del pensiero cattolico». Il tema di fondo è stato come essere «Chiesa in uscita» in un Paese dove più del 70% si dice cattolico ma solo il 15% praticante, stando alle risultanze della ricerca del CENSIS da cui si sono prese le mosse. Questo 60% di, diciamo così, «fedeli assenti», la ricerca lo qualifica come «zona grigia».

Bisogna dunque uscire per riportare costoro all’ovile? Il vicario di Roma, cardinal Baldassare Reina, nel suo saluto d’apertura, è parso indicare l’esigenza di andare oltre questa posizione, dicendo che «la non presenza di queste persone custodisce il desiderio di mantenere un riferimento al Vangelo» e lasciando così intendere che forse sarebbe opportuno capire se l’ovile sappia essere ospitale...

L'intera riflessione di Cristiano Riccardo a margine del convegno è a questo link:

https://www.settimananews.it/chiesa/chiesa-di-fronte-alla-zona-grigia/

Sempre più armi italiane all’estero: sfiorati gli 8 miliardi di euro complessivi nel 2024

Stanno crescendo in maniera significativa le autorizzazioni complessive all’esportazione, che concretizzeranno nei prossimi anni un grande aumento degli incassi delle aziende produttrici di armi a seguito della vendita a Paesi stranieri.


Nel 2024 sono stati sfiorati gli 8 miliardi di euro complessivi. E’ quanto denuncia la Rete Italiana Pace e Disarmo che ha preso in esame i dati sull’export militare italiano relativo al 2024 da poco trasmessi al Parlamento, presenti nella “Relazione annuale prevista dalla Legge 185 /90”. E’ quanto denuncia la Rete Italiana Pace e Disarmo che ha preso in esame i dati sull’export militare italiano relativo al 2024 da poco trasmessi al Parlamento, presenti nella “Relazione annuale prevista dalla Legge 185 /90”. La Rete italiana Pace e Disarmo – realtà che unisce un cartello di organizzazioni, movimenti e associazioni sui temi del pacifismo italiano – da atto al Governo Meloni di avere trasmesso e presentato al parlamento la Relazione “nei tempi dovuti”, e cioè entro il 31 marzo, “non replicando i gravi ritardi degli Esecutivi precedenti” e di aver redatto il testo “con una struttura coerente” che, “nonostante la sterminata mole di pagine, permette a chi la sa leggere di ottenere dei dati significativi”. Ma la Rete avverte ...

L'articolo di Maria Chiara Biagioni è a questo link:

il 25 aprile e l'unità nazionale

Celebrare unitariamente, dopo ottant'anni, la Liberazione significa anche ricordare la ripresa del percorso italiano nell’evoluzione del costituzionalismo

Chiedersi perché la ricorrenza del 25 aprile non riesca a diventare un'occasione di unità nazionale non sembra una domanda peregrina. Non è solo questione della mancanza, o della debolezza, in Italia, di un “patriottismo costituzionale” che riesca a far confluire un sentimento diffuso sul riconoscimento di una data simbolica in senso forte per comprendere la storia del nostro Paese, contemplando insieme un prima e un dopo e di conseguenza un futuro per esso. Certo già il titolo che si è dato alla giornata un poco equivoco lo è: “Festa della Liberazione” mette insieme la liberazione da un dominio straniero, quello nazista con la fine per noi della Seconda guerra mondiale, con la liberazione definitiva dalla dittatura fascista che era sua alleata. Ma è stato solo questo il contenuto della svolta storica che si verificò con quanto si concluse quel 25 aprile 1945?

La riflessione di Paolo Pombeni è a questo link:

https://www.rivistailmulino.it/a/25-aprile-e-unit-nazionale?&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Strada+Maggiore+37+%7C+23+aprile+%5B10006%5D

Il pontificato di Francesco letto al femminile

Francesco ha cercato di combattere una teologia residuale, che insiste su formulazioni gergali che poco hanno a che fare con la realtà e che, soprattutto, rischiano di bloccare la Chiesa cattolica dentro una gabbia dove è diventato pressoché impossibile muoversi.

la teologia e, in particolare, l’ecclesiologia di Francesco è rintracciabile nelle sue scelte di governo più ancora che in affermazioni teoriche. Sarà certamente il futuro a confermare se e in che misura un’opzione del genere abbia impresso tracce abbastanza profonde da instradare il cammino della Chiesa cattolica nei prossimi decenni. Una cosa, però, è ben possibile: è più difficile modificare delle prassi acquisite che non lasciar cadere delle dichiarazioni e il magistero ecclesiologico di Francesco si è giocato anche sulla necessità di dare il giusto rilievo alla presenza delle donne nella comunità ecclesiale.
Questo, del resto, è stato uno dei punti su cui si è giocato il carosello di critiche che gli sono state rivolte ed è stato visibile anche al recente Sinodo, in cui l’unico tema ...

L'intervento di Marinella Perroni è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202504/250423perroni2.pdf


La lettera degli ebrei britannici: “Non possiamo più stare in silenzio sulla guerra a Gaza”

Nel testo pubblicato sul Financial Times i firmatari condannano la ripresa dei combattimenti e la violenza contro i palestinesi in Cisgiordania

Decine di attuali ed ex membri del Comitato degli ebrei del Regno Unito - l'organizzazione suprema della comunità ebraica britannica - hanno pubblicato una lettera sul Financial Timesin cui si afferma che non possono più chiudere gli occhi e tacere di fronte alla guerra a Gaza e le violenze in Cisgiordania, avvertendo che «l'anima di Israele è stata dilaniata».

I firmatari condannano la ripresa dei combattimenti nella Striscia e la violenza contro i palestinesi in Cisgiordania, definendo l'attuale governo israeliano «il governo più estremo della storia di Israele», che incoraggia...

L'articolo, la dichiarazione e i primi firmatari sono a questo link:

https://www.lastampa.it/esteri/2025/04/20/news/lettera_ebrei_britannici_guerra_gaza-15111682/

Mi presentai come “mangiapreti”, lui reagì augurandomi “buon appetito”

Nella selva degli articoli più o meno coccodrilleschi, finti , parziali, elogiativi, poco equilibrati, propongo un semplice ricordo personale ma, a mio avviso, molto significativo, capace di trasmettere un'immagine efficace di papa Francesco e del suo interlocutore



Riposare? Ma quando mai. La vita va bruciata fino in fondo», rispose. E aggiunse con un sorriso ironico: «Avremo tutto il tempo di riposare… dopo». Gli avevo appena comunicato, congedandomi da lui, la preoccupazione mia e di tanti per il suo spendersi senza risparmio e gli avevo raccomandato di tirare il fiato ogni tanto. 

Quella sua frase che non ammetteva dubbi, e in particolare la parola «bruciata», mi iniettaronouna carica energetica che a distanza di anni sento ancora in me e che mi fa vergognare di ogni esitazione, dubbio o lentezza nel bene operare.

A potenziare l’effetto di quella scarica di adrenalina fu il calore trasmesso dalla stretta di mano, anzi di due mani, grandi come di contadino, che avevano afferrato la mia quasi per non lasciarla andare. Mi resi conto, in quegli attimi, di come Francesco comunicasse a tutto campo e considerasse il corpo — e quindi la carne — una macchina di comunicazione spirituale e non un impiccio all’elevazione di sé, come secoli di catechismi sessuofobi ci avevano inculcato.

Era un Papa fisico. Ed era davvero così: Wojtyla era stato un Papa da guardare, Ratzinger un Papa da ascoltare, Bergoglio un Papa da toccare. Capii, dopo quell’incontro, che si sarebbe speso fino all’ultimo e soprattutto che avrebbe lavorato in ogni attimo libero per spianare le strada a un successore capace di continuare la sua battaglia. In quale direzione era chiarissimo. In quello stesso incontro, quando — facendo sobbalzare l’uditorio — mi presentai a lui dichiarandomi provocatoriamente «mangiapreti», lui reagì augurandomi «buon appetito» e poi, di fronte allo sconcerto generale, ribadì il concetto dicendo: «Forse non lo avete capito. Qui dentro, se c’è un anticlericale, quello sono io».

Cosa accadrà adesso? Un alto prelato mi ha fatto intendere a mezze parole che senza un segnale verde di Bergoglio, un film come Conclave non si sarebbe potuto girare. Solo i vertici del Vaticano potevano dare l’assenso a un accesso così intimo alle stanze cardinalizie per la realizzazione di una pellicola dove un Papa tremendamente simile a Francesco fornisce — guarda un po’, da morto — al primate incaricato le carte necessarie a incastrare i nemici. Un Papa che riesce persino a nominare in extremis un giovane cardinale completamente fuori schema, che poi salirà al soglio di San Pietro.

Rividi Francesco tre anni dopo, per un incontro plenario con i medici italiani in Africa. Era già sulla sedia a rotelle, stanco, ma tremendamente vigile. Si fermò a salutare un po’ di personalità, e salutò anche me. Mi ricordava bene, per via del «mangiapreti», ma anche perché mio padre, come lui stesso, era nato da emigranti italiani in Argentina. Gli dissi: «Lei

deve benedire tutti, ma non ha mai bisogno di essere benedetto?». Rise e disse: «Mai come adesso». «Posso farlo io?», osai replicare. Lui assentì e così, in nomine Patris et Filii et Spiritus sancti, gli diedi un viatico per me indimenticabile. Poi se ne andò, mentre un’orchestra intonava My way come un congedo.

Fu lì che pensai che non lo avrei più incontrato. E così, quando in tv l’ho visto ricevere in Vaticano J. D. Vance e regalargli uova di Pasqua, mi è parso di scorgere nel suo sguardo una luce che faceva capire di essere già oltre e avere già preparato la valigia. Francesco era ormai in contatto con l’Altissimo e non gli importava nulla di messaggeri di omuncoli come Donald Trump che osavano millantare di essere stati scelti da Dio. Forse non li vedeva nemmeno.

(Paolo Rumiz)