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Pochi i servizi nei quali tra le iniziative di Francesco si è fatto memoria del cammino sinodale: perchè?

Sono stati pochi i servizi nei quali si è fatto memoria del cammino sinodale che ha caratterizzato l'ultima parte del pontificato di Francesco. Spero non sia un segnale negativo se non altro perché, a mio avviso, con l'insistente annuncio della misericordia, la "Fratelli tutti" (il dialogo interreligioso), la “Chiesa aperta e in uscita”, sono i perni del pontificato di Francesco che vengono consegnati al suo successore. 


Certo, come ha ricordato il card. Re nell’omelia delle esequie, assieme al rinnovamento della Chiesa (alla cui base sta la sinodalità, ndr), c’è anche l’attenzione agli ultimi e l’impegno per la pace. Questi elementi sono apparsi più che celebrativi come la sintesi di una lettura ampiamente diffusa nel collegio cardinalizio, perciò programmatici. Molto dipenderà dalla personalità del successore, ma sembra difficile che possa discostarsi radicalmente da questi solchi tracciati da Papa Francesco. Ora non rimane che attendere l’omelia della Messa “Pro Eligendo Pontefice” per comprendere quali caratteristiche e per quale missione cercheranno la figura del prossimo Papa.

 

A riguardo della sinodalità quattro sono gli interventi che ho rintracciato nella marea dei ricordi e delle interviste. La prima è stata quella al card. Gianfranco Ravasi che ha affermato:

Francesco si era accorto che la Chiesa si stava sfrangiando. Per questo ha dato grande peso alla sinodalità, nel senso letterale di camminare insieme: per tentare l’armonia».  La pluralità è una ricchezza. La Chiesa delle origini era complicata, tutt’altro che un blocco monolitico. Pensi a Pietro e Paolo. A quello che scrive l’Apostolo nella Prima Lettera ai Corinzi, “ciascuno di voi dice: io sono di Paolo, io invece sono di Apollo, e io di Cefa, e io di Cristo!”. Dobbiamo camminare insieme con piedi che procedono a velocità differenti. Il compito più importante del prossimo Papa sarà riuscire a conservare la pluralità senza che questo significhi divisione. Francesco aveva avvertito il pericolo”. 

 

Il secondo passo che ho trovato è la risposta data dal card. Mimmo Battaglia ad una domanda che evidenziava i contrasti che le proposte di papa Francesco spesso incontravano:

La sinodalità è un processo aperto da papa Francesco che passa attraverso anche il confronto e le discussioni: la sinodalità è anche questo. Al contempo non si deve dimenticare che le riforme di Francesco non erano “politiche” ma evangeliche: per rendere la struttura della Chiesa più utile alla causa del Regno e al servizio dell’uomo e sono certo che questo processo continuerà”.

 

La terza osservazione sulla sinodalità che ho incontrato è quella di Fulvio Ferrario:

La dimensione della “sinodalità” (categoria relativamente nuova nel linguaggio ecclesiastico) ha caratterizzato, su iniziativa di Francesco, l’ultima fase del suo pontificato. Il termine sembra indicare l’opportunità di un ampio dialogo all’interno della Chiesa, ai suoi vari livelli, dalla parrocchia in su: tale dialogo dovrebbe, secondo le intenzioni, favorire l’espressione di chi, nella comunione cattolica, di fatto non detiene potere decisionale, dunque il cosiddetto “laicato”. La proposta, a quanto risulta, ha intercettato un’esigenza assai diffusa in una Chiesa che si definisce mediante l’interessante espressione di “comunione gerarchica”. C’è stato anche chi ha pensato di utilizzare questo “spazio sinodale” per sottolineare il sostantivo “comunione” rispetto all’aggettivo “gerarchica”. Il papa ha creduto di individuare soprattutto in Germania tendenze in questo senso ed è intervenuto ricordando al presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, Georg Bätzing, che in Germania c’era già una Chiesa protestante e non si avvertiva il bisogno di crearne una seconda”. 

 

L’ultima molto significativa che ho trovato è all’interno dell’omelia di mons. Heiner Wilmer vescovo di Hildsheim, a sud di Hannover:

La gioia evangelica della fede è la forza che dà forma a una Chiesa sinodale – come comunità in cui tutti camminano insieme, non come istituzione di potere dove alcuni decidono dall’alto.

Per papa Francesco il Sinodo non era solo un evento a un incontro, ma uno stile. Lo stile di Gesù: ascoltare, discernere, cercare insieme la via. Essere sinodali significa prendersi sul serio gli uni gli altri, comprendere l’altro come inviato da Dio e scoprire insieme ciò che lo Spirito Santo vuole dirci oggi.

È la forma fondamentale della Chiesa, dice Francesco, perché solo così il popolo di Dio può crescere: nella verità, nella libertà, nella responsabilità – ma, soprattutto, nella gioia di essere cristiani.

Questo è confortante, perché significa che nessuno deve camminare da solo, che la Chiesa può essere un luogo in cui ogni voce conta e viene ascoltata, ogni ferita è vista e viene lenita. Ma ci chiama anche a seguire: cammina insieme a noi. Ascolta. Non chiedere prima: chi ha ragione? Ma, piuttosto: dove ci chiama lo spirito, insieme? mai senza l’altro”.

(BiGio)


Chi desiderasse leggere interamente l'omelia di mons Heiner Wilmer: 

https://www.settimananews.it/papa/in-ricordo-di-lui/?fbclid=IwY2xjawJ7BbtleHRuA2FlbQIxMQBicmlkETFyajI2UkpLTnlyN3h4ZkNSAR67FO3JmCXtRwLptzIaKbRtD3Bb7qvOqAmqyR-3tTPhq5k8UV8MgUA8i4HsWw_aem_aNcs822WauzBb4A6JKhXTA

 

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