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Quegli ex soldati che si oppongono alla guerra di Netanyahu

La protesta di migliaia di riservisti scuote Israele: cresce ogni giorno il numero delle adesioni alla petizione per riportare a casa gli ostaggi «anche se ciò significa mettere fine allo scontro»


Gli ultimi sono stati duecento ex ufficiali di polizia. Almeno fino ad ora, perché la mobilitazione cresce di ora in ora. Uno dopo l’altro, migliaia di riservisti delle forze di sicurezza israeliane – in maggioranza pensionati ma anche in servizio attivo – si stanno unendo al grido della società per la fine della guerra a Gaza. O, meglio, come recita la formula scritta e pubblicata in ebraico e in inglese, per un accordo che riporti a casa i 59 ostaggi ancora nelle mani di Hamas «anche se ciò significa mettere fine al conflitto». «Abbiamo scelto le parole con molta attenzione. Ogni termine, perfino ogni virgola è stata discussa. Ci abbiamo messo dieci giorni e diciassette versioni per arrivare a un testo condiviso che equilibrasse le differenti istanze. Alcuni premevano per una posizione più forte, altri volevano una petizione più soft», racconta in un bar di Giaffa Guy Poran, 69 anni, imprenditore in pensione nel settore dell’high-tech, per oltre vent’anni volontario nell’aeronautica di Tel Aviv...

Il reportage di Lucia Capuzzi è a questo link:

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/gli-ex-soldati-che-si-oppongono-a-netanyahu

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