Il 7 ottobre 2023, mentre i miliziani di Hamas facevano irruzione nel kibbutz Be’eri, Vivian Silver —74 anni, nata a Winnipeg e trasferitasi in Israele negli anni ’70—parlava alla radio da una stanza sicura della sua casa. Pochi minuti dopo avrebbe mandato i suoi ultimi messaggi al figlio, Yonatan Zeigen. “Sono con te”, scriveva lui. “Lo sento”, rispondeva lei. Per settimane si è pensato che fosse stata rapita. Solo a novembre si è saputo la verità: era stata uccisa in casa, poi data alle fiamme.
Vivian Silver aveva dedicato la vita alla costruzione del dialogo tra israeliani e palestinesi, fondando movimenti, sostenendo i più vulnerabili e promuovendo una visione di convivenza e giustizia. Il figlio Yonatan non ha scelto il silenzio. In questa intervista racconta la sua lotta per la giustizia, tra memoria, rabbia e speranza. Denuncia l’illusione di una democrazia “liberale” che accetti l’apartheid, l’indifferenza di una società israeliana che considera i palestinesi un problema da contenere e non esseri umani con pari dignità. Parla di un sistema che ha smarrito la capacità di vedere l’altro come umano, che mantiene un’occupazione militare e costruisce sicurezza sull’oppressione. Sottolinea come in Israele manchi oggi una visione politica coraggiosa, capace di offrire un’alternativa alla logica del dominio...
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