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Giovedì Santo. L'invito a "fare memoria" non è un semplice ricordare, è ben diverso!

Oggi, con la Messa in Coena Domini, inizia la celebrazione della Pasqua che terminerà con il canto dell’Halleluja al termine della Grande Veglia di sabato.



Oggi facciamo memoria della Cena Pasquale celebrata da Gesù con i suoi discepoli. Facciamo “memoria” e non ricordiamo. Non sono sinonimi. Una foto ci ricorda un momento felice, una situazione vissuta nel passato e in quello rimane, statica, come la nostra immagine ci ricorda di come eravamo in quel momento, in quel tempo, mesi o anni fa.

Fare memoria” significa rivivere o, meglio, essere portati nuovamente realmente a vivere quel momento con la nostra realtà di oggi. Per Israele, per gli ebrei, per noi fare memoria di un evento della storia della salvezza significa viverlo perché questa si svolge al presente, non al passato. Nega la mitologia, influisce sulla nostra vita. 

Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia, facciamo memoria della Cena Pasquale vissuta da Gesù, in quella liturgia affondano le radici della nostra molto più di quanto ci si potrebbe aspettare.

 

I tre testi che compongono la liturgia della parola del Giovedì Santo sono tutti caratterizzati da un comando di ripetizione. 

Nel brano dell'esodo Mosé afferma: "Questo giorno sarà per voi un memoriale ... di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne" (Es 12,14).

Nel brano di San Paolo troviamo per due volte il comando del Signore: "Fate questo in memoria di me!" (1Cor 11,24. 25).

Infine, dopo aver lavato i piedi ai discepoli, Gesù afferma: "Vi ho dato l'esempio, perché voi facciate come ho fatto io" (Gv 13,15).

In questi comandi di ripetizione possiamo scorgere un aspetto significativo: nella celebrazione della Pasqua, anche quella dell'eucaristia settimanale, è l'oggi dei credenti, il nostro oggi, ad essere coinvolto negli eventi di salvezza accaduti una volta per tutte in un passato lontano.

Partecipare alla Pasqua, alle Eucaristie delle Domeniche, è accogliere l'invito a fare della nostra vita quello che Gesù ha fatto della sua. È questo quel "Fate questo in memoria di me!

 

La luce … luce nelle candele accese sull’altare, nel bianco della veste, nel canto del Gloria dopo 40 giorni di silenzio accompagnato dal suono delle campane a festa per poi restare mute e risuonare la notte di Pasqua.

In questa notte, facciamo memoria di quel pane spezzato, segno tangibile dell’immenso amore di Dio per noi proprio nella notte in cui fu tradito. Un Dio che si consegna, che non spezza nessuno, ma spezza sé stesso. Non versa il sangue di nessuno, ma versa il proprio, non sacrifica nessuno, ma sacrifica sé stesso. Un Dio che si mette a lavare i piedi. Nella notte in cui fu tradito.

La celebrazione eucaristica si chiuderà con la spogliazione dell’altare e la processione per accompagnare quel corpo/pane spezzato all’altare della reposizione nella cappellina.

 

Guardando quell’altare spoglio ci chiediamo “dove sei Signore, dove sei?” mentre tutto grida più forte, bombe e devastazione, violenze e arroganze di ogni tipo di potere stan coprendo la Terra. Siamo presi a guardare la nostra torre di Babele, da non vedere più che sei inchinato a lavarci i piedi per amore. Nonostante tutto tra gli uomini molti continuano ad essere seminatori di giustizia e come te proseguono nella loro missione chinati verso chi non trova pace e giustizia. Aiutali ed aiutaci ad essere capaci di essere fedeli discepoli anche nel momento della prova, della tentazione, della testimonianza e del dolore.

(BiGio)

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