Il sostegno del Nord Est verso l'eutanasia legale, maturato nel corso del tempo, è giunto oggi a un'ampiezza e una trasversalità tali da apparire quasi come una crescente istanza della società civile. Istanza rimasta finora inascoltata dai suoi stessi Parlamentari, ma raccolta e formalizzata nella richiesta di un referendum dall'Associazione Luca Coscioni che ha raccolto 1.200.000 firme (ne bastavano 50.000).
Oggi, in Veneto, Friuli-Venezia Giulia e la provincia autonoma di Trento, l'80% degli intervistati da Demos per l'Osservatorio sul Nord Est del Gazzettino in dicono sì all'eutanasia legale "Quando una persona ha una malattia incurabile, e vive con gravi sofferenze fisiche, è giusto che i medici possano aiutarla a morire se il paziente lo richiede".
Nel 2002, i favorevoli alla legalizzazione dell'eutanasia si fermano al 56%, mentre sei anni più tardi, la quota sale al 65%; nel 2012 arriva al 69%, raggiunge il 77% nel 2018 fino all'attuale 80%.
Un consenso ampio e trasversale, senza differenze nell'appartenenza politica. Più sfaccettata l'influenza della religiosità, elemento quantomai sensibile data la posizione nettamente contraria espressa a più riprese dalla Chiesa cattolica. Come presumibile, tra quanti non sono praticanti, il favore verso la legalizzazione dell'eutanasia sfiora il 90%. Meno scontato è invece che tra chi si reca saltuariamente a Messa il sostegno sia tanto largo da raggiungere l'84%. Il dato più sorprendente, però, è osservabile tra quanti vanno in Chiesa assiduamente: tra di loro, il sostegno verso l'idea che un malato incurabile e sofferente possa chiedere di essere aiutato a morire arriva al 52%, superando la soglia della maggioranza assoluta.
Su Il Gazzettino di martedì 29 settembre, a commento di questi dati, Giovani Poles, Direttore dell'Unità Operativa Cure Palliative dell'Ulss 3, ha sottolineato come al di fuori di una autentica relazione con il malato, c'è il pericolo che il soggetto debole possa essere il primo a rimetterci.
"Quando non si può più guarite, si può sempre curare" ovvero prendersi cura dell'altro nella globalità della sua persona con le cure palliative, coinvolgendo la famiglia, adeguatamente supportandola. È però ancora carente l'esistenza di una rete socio-sanitaria dinamica in grado di rispondere e aiutare positivamente nelle situazioni di fine vita.
È necessario fare attenzione al pericolo di rendere il morire un puro atto amministrativo se il tutto viene incanalato in un alveo giuridico.
Il sociologo Enzo Pace, sempre su quel numero de Il Gazzettino, sottolineava come sul referendum peserà "il voto di quei cattolici che si sentono tali, ma si regolano in modo autonomo in campo morale, anche quando la Chiesa dice una parola definitiva come su questo tema". C'è un evidente relativo distacco fra l'autorità istituzionale e la coscienza individuale che si riverta l'ultima parola.
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