Il tema di questo episodio, non è tanto la guarigione di una persona cieca, bensì ancora la sequela in una nuova sfaccettatura, quella definitiva.
L’Evangelo di Marco risponde a due domande principali: chi è Gesù (nella prima parte fino al capitolo 8) e chi è il discepolo (in tutta la seconda parte).
Rispetto alla seconda domanda, il capitolo 10, che abbiamo ascoltato nelle ultime domeniche, gioca un ruolo fondamentale per poter capire. Il discepolo, etimologicamente, è un apprendista. La vita cristiana, la vita di fede, mette tutti in questa condizione. Tutti siamo apprendisti dal Papa all’ultimo dei credenti, nessuno escluso. Gesù alle persone che incontra, alle persone che lo hanno raggiunto, chiede di apprendere, di imparare guardandoci a vicenda, da tutti abbiamo qualcosa da imparare, tutti abbiamo qualcosa da donare.
A chi gli vuole stare particolarmente vicino, Gesù chiede di capire che non è questione di potere, di gloria, di importanza o di successo, ma essere immersi nel suo amore, nella sua vita, nel suo modo di essere. L’Evangelo di oggi chiude il percorso proposto da Marco su chi sia e debba essere il discepolo. L’apprendistato è condensato nella figura di Bartimeo che, lasciato anche quel niente che aveva, si mette a seguirlo. Il verbo camminare ha definito i primi cristiani soprannominati per l’appunto “quelli della via”, quelli che percorrono la medesima strada percorsa dal loro Signore circondato di gente certamente fallibile, dal cuore indurito, arrivista, ma anche guarita ed entusiasta come Bartimeo...
Al giovane ricco Gesù fa vedere le difficoltà e gli ostacoli della sua situazione per poterlo seguire. Ai figli di Zebedeo fa comprendere che non sapevano fino in fondo quello che stavano chiedendo. A Pietro fa scoprire che, pur avendolo riconosciuto come il Cristo, di fatto vorrebbe seguire un altro percorso. A Giovanni che voleva escludere coloro che “non erano dei nostri” fa capire che l’amore di Dio, abbracciando tutti, opera indifferentemente attraverso tutti. Così anche a questo cieco viene data la possibilità di un cambiamento perché possa incontrarsi definitivamente con il Signore e seguirlo sulla strada del dono di sé a tutti gli uomini.
Due episodi di guarigione di due ciechi, fanno da cornice ai tre annunci della passione morte e risurrezione che Gesù fa e che cadenzano l’intero approfondimento sulle condizioni della sequela. È la strada dell’incarnazione grazie alla quale a tutti è data la possibilità di accorgersi in qualunque modo, in qualunque situazione ci si venga a trovare, che il Signore è presente oramai definitivamente tra di noi; possiamo allora chiamarlo per nome, riconoscerlo come il Signore della nostra vita, seguirlo lungo le pieghe, le fatiche di tutti i giorni, sapendo che lui è e rimarrà al nostro fianco sempre sostenendoci.
(BiGio)
Nessun commento:
Posta un commento