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Beirut: un giorno di ordinaria follia

Lutto nazionale in Libano all’indomani dei violenti scontri armati a Beirut. E nel paese senza elettricità e che non riesce ad ottenere giustizia, ora sembra a rischio anche la pace.


Per qualche ora ieri, il centro di Beirut si è trasformato in un teatro di guerra: scontri a fuoco con cecchini sui tetti, granate e raffiche di mitragliatrice hanno causato il panico tra gli abitanti e provocato almeno sei vittime. Come ai tempi della guerra civile, i residenti della capitale libanese sono stati costretti a nascondersi nelle case, lontano dalle finestre, mentre gli studenti cercavano riparo sotto i banchi di scuola, per evitare proiettili vaganti. Un’escalation di violenze che si abbatte su una città già piegatadalla devastante esplosione al porto dell’agosto 2020 e da una gravissima crisi socio-economica, intimamente legata alla corruzione e al settarismo politico-istituzionale che da anni tiene il paese in ostaggio.

Gli scontri a Beirut sono avvenuti durante una manifestazione di piazza indetta dai sostenitori del gruppo militante sciita Hezbollah e dal suo alleato, il movimento sciita Amal. Entrambi sostengono che il giudice Tarek Bitar abbia ‘politicizzato’ l’inchiesta sull’esplosione al porto e ne chiedono la rimozione. 

Oltre le ricostruzioni più o meno veritiere di quanto accaduto sul terreno, oltre le retoriche partigiane e i riferimenti al “martirio” e al “nemico esterno”, l’obiettivo di chi ieri ha dato fuoco alle polveri e di chi le ha alimentate attorno alla rotonda di Tayyune, a sud del centro di Beirut, è quello di dimostrare che l’attuale classe politica – fortemente contestata dall’ottobre del 2019 – è l’unica garante della cosiddetta sicurezza-e-stabilità del paese. 

Lo spettro della guerra civile è stato appositamente evocato, sia con le modalità dello scontro sia con la scelta dei luoghi simbolo del conflitto intestino solo formalmente conclusosi nel 1990 dopo 15 anni di violenze armate. L’unico modo che i membri eccellenti dell’establishment libanese hanno per rimanere dominanti è mostrarsi come gli unici in grado di “risolvere il problema”, pur essendo gli stessi capaci di creare il problema.



L'intero servizio di approfondimento a cura dell' ISPI al seguente link:

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