Nell’intento più o meno disinteressato di proteggere i bambini e le bambine dall’impatto delle nuove tecnologie, diversi esperti e media hanno dimenticato di ascoltarli, lanciando strali che di volta in volta sono stati indirizzati agli smartphone, ai videogiochi, ai social media in generale, a Instagram e, da ultimo, alla serie televisiva Squid Game.
Dal sito di Valigablu:
https://www.valigiablu.it/videogiochi-squid-game-valigiablu-live/
Videogiochi, Smartphone, Instagram e Tik Tok fanno male alla salute, creano dipendenza, scatenano violenza, i nostri figli sempre più soli e depressi. È davvero così? Come raccontare questi mondi, lasciando perdere il sensazionalismo mediatico e mettendosi in ascolto? Come fa notare Lorenzo Fantoni nella prefazione al libro di Viola Nicolucci, ‘Game Hero. Viaggio nelle storie dei videogiocatori’, “quello che si fa poco, forse troppo poco, è concentrarsi su ciò che il videogioco può fare per la singola persona, come il rapporto con i videogiochi sia quello che nella vita altri sperimentano con i libri, la musica, i film ma, in alcuni casi, reso ancora più speciale dall’interazione. I videogiochi sono un mondo sommerso, proprio come i libri, sono esperienze che spesso ci portiamo dentro, spesso più di quanto pensiamo. Definiscono i momenti della nostra vita, ne scandiscono il tempo e possono diventare un potentissimo strumento di comunicazione”. L’indagine Parlami dei Videogiochi che abbiamo condotto con Tiziana Metitieri ad aprile ha rivelato, attraverso le voci di 72 partecipanti di età compresa tra i 6 e i 17 anni, la consapevolezza dei benefici e dei rischi di “un altro mondo” che gli adulti spesso “non riescono a capire” assieme alla diffusione di false convinzioni su dipendenza e effetti negativi sul cervello. In alcuni casi lo scontro tra le esperienze vissute e le credenze è stato percepito ed espresso proprio rispondendo al questionario.
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