Il significato delle radici ebraiche delle parole "santità" e "santo"


La "santità" (Kedushshàh) è l'ideale ultimo e la meta di ogni essere umano che tende a conquistare quella perfezione morale che avvicina alla divinità. La sua gematria (la somma dei valori numerici delle lettere ebraiche che la compongono) è 415, la stessa di "grazie" (Todàh). Questo grande insegnamento ci permette di comprendere la forza trasformatrice della vera gratitudine come strumento essenziale di una crescita responsabile. La sua radice ha vari significati ed esprimono il tema del santificare, elevare, sposare, annunciare, distinguere, darsi a un fine sacro, purificare. È interessante evidenziare un'altra sua radice che viene dal suo anagramma che è in stretta relazione con i suoi significati sociali: vicinanza, essere in prima linea con solerzia, essere pronti ad intervenire.

"Santo" e "sacro" in ebraico si traducono con Kadòsh. Il suo primo significato esprime la purezza del Signore, simbolo della spiritualità più integra, immune da qualsiasi contaminazione della materia. Si avvicina molto a Chadàsh che significa "nuovo" nel senso di puro, punto, splendente. La sua radice si apre al tema del distinto, separato. Ognuno di noi conosce il lungo processo per uscire e poter fluire alla ricerca del nostro sé integro ed unificante.

L'origine di questo termine viene anche fatta derivare dall'espressione Yehòd èsh, "incendio di fuoco". Questo conduce al tema dei sacrifici , ma anche a tutto ciò che è consacrato al Signore e di cui non si può fare un uso profano.


(da "Crescere con le radici delle parole ebraiche" di Hora Aboav)

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