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Domenica XXXIII - Non il terrore ma il calore di un abbraccio ci attende

L’invito a prendere coscienza ed accorgerci di lui che ci è sempre vicino ed attende pazientemente che gli apriamo la porta. Si, perché nemmeno alla fine dei tempi Dio si imporrà, ma sarà un semplice ospite che bussa per essere accolto.


Domenica prossima è la festa di Cristo Re, l’ultima di quest’anno liturgico e, in vista di questa, oggi la liturgia ci inviata a guardare avanti, oltre l’orizzonte, verso la fine. Non per suscitare paure, ma per prendere coscienza cosa questa sia.

Con il linguaggio del suo tempo Gesù oggi ci dice che ci sarà la cadutadel sole, della luna, delle stelle, delle potenze”. Con questo intende affermare che alla fine tutto ciò che al quale l’uomo attribuisce un valore assoluto, fino ad assumerlo a “divinità”, (oggi il denaro, il potere, la carriera, il ruolo sociale, l’apparire del Vangelo della scorsa domenica …) svanirà.

Allora il Signore «manderà gli angeli», ma attenzione: non a distruggere bensì «per radunare i suoi eletti», cioè tutti gli uominieletti perché tutti indistintamente amati da lui. È bellissimo quel «radunare»: è il gesto della chioccia che raccoglie sotto le ali i suoi pulcini (cfr. Lc 13,34). È dunque un tenerissimo gesto di cura e di protezione da parte di Dio che Gesù ci indica.

Quindi è il perfetto contrario di certi nostri modi di pensare la fine dei tempi, in cui ci immaginiamo consegnati in mano a forze soverchianti, abbandonati ad un inesorabile, imparziale, distaccato giudizio sulle nostre più piccole e magari nascoste azioni. Ci attende, invece, il calore di un abbraccio d’amore come quello di una madre per i suoi piccoli.

D’altra parte, il termine apocalisse con il quale definiamo la fine del mondo, non indica qualcosa di catastrofico, bensì un “alzare il velo”, una ri-velazione cioè l’emergere di una realtà inaspettata o nascosta. È questa che Gesù ci invita ad attendere chiedendoci di fare attenzione ai “segni dei tempi”: il ramo di fico quando diventa tenero ci annuncia l’estate con tutta la varietà dei suoi frutti; è dunque presagio di abbondanza. Sono questi segni di vita che sboccia e fiorisce che siamo chiamati a scoprire nella vita di tutti i giorni (anche nelle migrazioni di questo periodo di chi fugge da miseria, guerre …).

«Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte» è l’invito a prendere coscienza ed accorgerci di lui che ci è sempre vicino ed attende pazientemente che gli apriamo la porta. Si, perché nemmeno alla fine dei tempi Dio si imporrà, ma sarà un semplice ospite che bussa per essere accolto.

Questo Vangelo allora non ci annuncia la morte, ma la Vita che chiede spazio, come la primavera che sboccia all’inverno; è l’annuncio di una grande trasformazione che non ci deve spaventare perché c’è un qualcosa che nemmeno i più grandi sconvolgimenti potranno smuovere: la Parola del Signore con la quale lui è e rimane al nostro fianco tutti i giorni fino a oltre la fine.

Per questo il salmo ci invita a fargli spazio nella nostra vita, ad affidarsi a lui; così starà alla nostra destra e noi non vacilleremo perché ci condurrà per il sentiero della vita che, in lui, è gioia piena e dolcezza senza fine.

(BiGio)

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