Intorno ai tavoli sinodali come intorno a quelli della crisi Russo-Ucraino, si corre spesso il rischio che ciascuno partecipi col proprio linguaggio e le proprie finalità, senza il convincimento di voler compiere passi insieme. È il grande rischio che oggi potrebbe correre anche il cammino sinodale proposto da Papa Francesco, che è un’occasione convincente, realmente ecclesiale ed evangelica. Ma il suo punto debole è in una struttura che cerca ancora cose da fare, piuttosto che stili nuovi da assumere. Tre voci appartenenti a stati di vita diversi offrono alcune considerazioni sul cammino che si sta compiendo in luoghi differenti
Intorno ai tavoli sinodali come intorno a quelli della crisi Russo-Ucraino, si corre spesso il rischio che ciascuno partecipi col proprio linguaggio e le proprie finalità, senza il convincimento di voler compiere passi insieme. È il grande rischio che oggi potrebbe correre anche il cammino sinodale proposto da Papa Francesco, che è un’occasione convincente, realmente ecclesiale ed evangelica, ma che ha il suo punto debole in una struttura che cerca ancora cose da fare, piuttosto che stili nuovi da assumere.
Tre voci appartenenti a stati di vita diversi offrono alcune considerazioni sul cammino che si sta compiendo in luoghi differenti: Beniamino Depalma, arcivescovo emerito di Nola, suor Diana Papa clarissa, Marco Valeri docente universitario
Ecco alcuni aspetti colti del cammino sinodale in atto. Essi possono narrare già in poche battute che l’esperienza condivisa della sinodalità apre orizzonti vasti da esplorare.
L’acquisizione di uno stile sinodale che non si esaurisce con le date indicate, anche se importanti, rappresenta infatti una svolta significativa che non si esaurisce nel tempo.
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